La sigla OPC fa di Opel Astra una belva

La sigla OPC fa di Opel Astra una belva

Massimo Mambretti

da Palermo

Alla Opel il compito di trasmettere la massima sportività è affidato alle versioni sviluppate dall’OPC. Dietro queste tre lettere si cela l’Opel Performance Center che, dalla fine degli anni ’70 a oggi, non ha mai smesso di proporre sia vetture destinate alle corse sia evoluzioni ad alte prestazioni di modelli di grande diffusione. Dopo l’Astra del ’99 e la Zafira del 2001, l’OPC propone ora in Italia anche le nuove generazioni di questi modelli, rispettivamente a prezzi di circa 31mila e 33mila euro.
Sia l’Astra OPC sia la Zafira OPC si collocano al top delle rispettive gamme, surclassando i modelli che attualmente detengono questo primato con i «numeri» sviluppati dal 2 litri turbo dopo le attente cure OPC. Entrambe possono infatti contare su una potenza di 240 cv e su una coppia di 32,6 kgm a 2.400 giri che imprimono all’Astra una velocità massima di 244 orari e la possibilità di scattare da fermo a 100 orari in 6,4 secondi, mentre consentono alla più corpulenta Zafira di toccare i 231 chilometri orari e di accelerare da 0 a 100 in 7,8 secondi. Riconoscibili dai modelli da cui derivano, soprattutto, per l’assetto ribassato con cerchi da 18 pollici da cui spuntano pinze freni di colore blu; per le carrozzerie personalizzate d’appendici aerodinamiche, mai esagerate; oltre che da grigliature supplementari e dai terminali di scarico trapezoidali (ma anche per gli abitacoli arricchiti dalla selleria anteriore sportiva, dalla strumentazione specifica e dalla pedaliera in alluminio), Astra e Zafira si avvalgono, rispettivamente, dei sistemi IDS Plus e IDSPlus2. Ovviamente, sono regolati in modo da gestire le grosse forze in campo controllando tramite il collegamento in rete di molti dispositivi elettronici - dall’Abs all’Esp, dall’antipattinamento alla taratura continua degli ammortizzatori - la dinamicità e, nel caso dell’IDSPlus2, in maniera ancora più incisiva il rollio in curva. Astra OPC, tra l’altro offerta solo con la carrozzeria a tre porte delle versioni GTC, sulle strade delle Madonie un tempo teatro della mitica Targa Florio, sinuosissime e continuamente soggette a cambi di pendenza, ha sfoderato un comportamento ancora più esaltante rispetto a quello della monovolume Zafira.


Ben piantata a terra, reattiva e con un comportamento in curva più costante consente, infatti, di fruire in maniera ancora più istintiva del potenziale del motore. Quest’ultimo, abbinato a un cambio a 6 marce con un’eccellente scalatura, asseconda i comandi dell’acceleratore con istantanea prontezza e un prolungato rendimento, assicurando prestazioni di rilievo.

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