Certe pietre nemmeno le tocca. Perché lo capisce subito se sono «morte» o se hanno dentro la vita. Sente di che energia si sono caricate sottoterra per anni e anni e con alcune non vuole avere nulla a che fare. Prima ancora dell'etica. Che per lei è fondamentale. Da luglio scorso, infatti, l'azienda Chopard usa solo oro sostenibile al cento per cento per la creazione di orologi e gioielli. Perché il vero lusso è trasparente. Il vero lusso è sapere da dove viene (e come) ciò che indossi. E come un gioiello «sta addosso» è un altro punto fermo di Caroline Scheufele, co presidente di Chopard e direttrice artistica, l'azienda rilevata dalla sua famiglia nel 1963 e resa da lei, oggi, l'avanguardia dell'alta gioielleria etica. Bionda, esile, affabile ma testardissima «sono un sagittario, quando mi metto in testa una cosa, la porto fino in fondo», la donna che ha «liberato» i diamanti ha un vero talento per il disegno, quasi un sesto senso per la scelta delle pietre, una visione dall'orizzonte lunga. Come nelle scelte delle testimonial (da Rihanna ad Arizona Muse): «In realtà preferiamo siano loro a scegliere Chopard, perché si capisce se una donna è convinta di ciò che indossa, se le piace davvero». È nata in Germania ma ha un delizioso accento francese e parla correntemente un numero imprecisato di lingue. È una di quelle persone a cui tutto sembra venire naturale, senza sforzo. Che si tratti di rilasciare un'intervista in inglese, francese, italiano, tedesco o rendere sicura una miniera in Bolivia, o occuparsi delle condizioni di lavoro dei minatori peruviani, o affrontare il red carpet di Cannes confezionando il premio per il vincitore, o attraversare il mondo per andare a controllare personalmente i 160 negozi monomarca dell'azienda. Ed è una di quelle persone che restano «intatte» dalla mattina alla sera, davanti alle quali ti senti inevitabilmente un po' stropicciato sempre.
Oltretutto, Caroline, ha reso etico l'oro (Chopard, assieme a Rolex, è l'unica azienda al mondo ad avere una fonderia interna nella sua sede di Ginevra), «sguinzagliato» i diamanti (vi ricordate la collezione Happy Diamonds, creata nel 1985, quella che lasciava fluttuare brillanti senza montatura nel quadrante di un orologio?), rivoluzionato il mondo dell'alta orologeria e quello dell'alta gioielleria.
Minuta, inossidabile, sposta ciocche di capelli con movimenti lenti e compostissimi. Si illumina parlando dei suoi nove cani («Se vuoi avere una relazione, comprati un cane») e raccontando la provenienza di ognuno dei braccialetti rigidi che porta al minuscolo polso: tutti legati ad onlus o a fondazioni benefiche. E spiega: «Davvero dormo meglio da quando questo progetto dell'ecosostenibilità ha preso piede. Sappiamo come viene estratto l'oro, sappiamo di far lavorare in sicurezza gli uomini nelle miniere, di garantire loro un salario dignitoso, di occuparci delle scuole dei loro figli Ogni gioiello che indossi ha una sua storia, come questi bracciali che ho al polso, vede? Come potrei sentirmi e sentirli se sapessi che sono costati la vita a qualcuno? O lo sfruttamento di qualcuno? Ora c'è tutto il mondo delle pietre colorate di cui occuparsi. Quello è ancora una giungla, ora bisogna partire da lì. E come le ho detto, sono un sagittario io...».
A proposito di pietre colorate E quella volta che nella toilette di un hotel di Hong
Kong, per lavarsi le mani, si è sfilata dal dito un anello di smeraldi da 1 milione di sterline e quello, in un istante si è volatilizzato? «Per fortuna era assicurato, ma mi sono sentita così stupida... così bionda...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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