La signora Idv vuole i colpevoli ma era lei la manager dei disastri

SFRONTATA «È venuto il momento che qualcuno paghi perché questa è una strage annunciata»

La signora Idv vuole i colpevoli ma era lei la manager dei disastri

Dice bene, Sonia Alfano. «È venuto il momento che qualcuno paghi per i morti perché questa è una strage annunciata, un omicidio doloso che ha dei responsabili che devono essere individuati e puniti in modo esemplare». Dice bene perché poi si sa che alla fine, dopo i soccorsi e dopo i lutti, la colpa non è mai di nessuno. A Messina è stato così da subito, il fango s’era appena portato via case e persone e già il Comune accusava la Provincia, la Provincia la Regione, la Regione il governo e su su finanche all’Unione europea, ché tutto vale qui, nello sport nazionale dello scaricabarile. E allora taccia chi poteva vedere e invece s’è girato di là, e un mea culpa non guasterebbe da parte di chi era lì, e poteva almeno scegliere fra agire e denunciare chi non agiva.
Una «tragedia che dovrebbe pesare sulla coscienza dei numerosi esponenti del partito del cemento» tuonava in quelle ore lei, l’eurodeputata dell’Italia dei Valori. Dal pulpito della messinese, tanto per cominciare, «nata a Messina il 15 ottobre del 1971» dice la sua biografia, una che le case costruite sul niente le vedeva passandoci accanto. E dal pulpito di una che, parole sue, «avendo lavorato per più di dieci anni nella Protezione civile» certe cose le conosce. E il punto è proprio questo. Il punto è che Sonia Alfano può dire «io c’ero». In quella regione finita nel mirino dopo la strage del 2 ottobre ha lavorato per 14 anni, dal 15 gennaio 1995 fino all’elezione a Strasburgo nel giugno scorso. Fu assunta in virtù della normativa a tutela dei familiari delle vittime innocenti di mafia, era l’8 gennaio 1993 quando suo padre Beppe, giornalista giudiziario, venne ucciso per le sue inchieste scomode. E mica stava in un ufficio qualunque, Sonia Alfano. Dipartimento di Protezione civile dice ancora la sua biografia. Funzionario direttivo, si legge nell’organigramma sul sito Internet, che fra i ruoli dell’ufficio indica anche la «previsione e prevenzione dei rischi». Lei non ne fa mistero, anzi. Nella biografia consegnata all’Idv per la candidatura europea vanta un titolo specifico: «Mi chiamo Sonia Alfano. Sono mamma di tre figlie e lavoro nel Dipartimento di Protezione Civile della Regione Siciliana in qualità di Disaster Manager».
Ebbene sì, beata ignoranza, tocca scoprire che esistono pure loro, i «disaster manager». Trattasi di figura professionale nata nel 1995, quando alcuni dipendenti seguirono corsi di specializzazione ad hoc. C’è pure un’associazione nazionale che li raccoglie. Gli enti locali li hanno formati in tutta Italia ma l’esperimento è fallito, avvertono gli addetti ai lavori, infatti oggi per iscriversi all’associazione non serve più alcun titolo, basta compilare un modulo e versare 10 euro. La Alfano però sottolinea quel titolo, del resto è soprattutto in Sicilia, potenza di un territorio più disastrato di altri, che i «disaster manager» operano, di concerto con gli «emergency manager», ovvio, non a caso l’unica sede operativa indicata sul sito dell’associazione è quella siciliana.
Dicono in Regione che i funzionari direttivi hanno per lo più un ruolo di assistenza ai dirigenti, cioè «non hanno l’obbligo di proporre programmi o assumere iniziative». Epperò fa strano lo stesso sentire la Alfano indignarsi ora che è eurodeputata per «le passerelle dei politici sui luoghi dei disastri» all’urlo di: «È disgustoso dover assistere allo spettacolo degli sciacalli della politica, che sull’abusivismo edilizio hanno fondato parte delle loro fortune politiche facendo condoni a raffica e non intervenendo in alcun modo sulle situazioni di illegalità, prendere ancora una volta in giro cinicamente i cittadini con promesse che preludono solo ad altre speculazioni edilizie». Fa strano perché Sonia Alfano, trait d’union fra i dipietristi e i grillini con cui si candidò alla presidenza della Regione nel 2008, è una da crociate, una pasionaria che non le manda a dire. Da presidente dell’Associazione nazionale familiari vittime di mafia tuonò persino contro il fotografo delle provocazioni Oliviero Toscani, reo di aver registrato sotto l’acronimo M.a.f.i.a la Mediterranean association for international affair, col dichiarato intento di «tenere alta l’attenzione sull’organizzazione criminale».

E fece il diavolo a quattro con il Viminale per garantire la possibilità di votare agli operatori della Protezione civile e delle forze dell’ordine impegnati in Abruzzo dopo il terremoto. Solo per citarne un paio.
E fa strano sentirla tuonare ora perché alla voce «Giampilieri», prima del 2 ottobre scorso non si registrano crociate firmate Sonia Alfano.

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