Signorini e il caso Lapo Elkann «È ovvio, questo è un ricatto»

Interrogatorio del pm Woodcock (W) ad Alfonso Signorini (S), direttore del settimanale Chi. È il 18 dicembre 2006.
W: «E poi in particolare su un’intervista fatta a tale signor... Patrizia B. (il travestito del caso Lapo Elkann, ndr)... Corona lo conosce?».
S: «Lo conosco, sì, perché è uno dei nostri... diciamo, tra i principali fornitori degli scoop, alcuni buoni, altri meno, che comunque arrivano al giornale».
W: «L’intervista a Patrizia com’è andata?».
S: «Ci fu proposta da Corona e...».
W: «E da Mora forse? Poi c’era Mora...».
S: «Sì, al Plaza. Dopo è arrivato Mora, io ero accompagnato dal vicedire... no, dall’allora fotoeditor Paola Bernia (...). I rapporti con Corona funzionavano così, fino a quando io non ero direttore. O Corona chiamava me o il direttore Brindani, proponendoci gli scoop... i servizi fotografici. Dopo di che l’aspetto economico veniva trattato direttamente o dal direttore o da Paola Bernia che era praticamente addetta proprio a questo scopo».
W: «Avevate un appuntamento?».
S: «Sì, sì, era un servizio fotografico, per altro concordato».
W: «Eravate già d’accordo anche sulla cifra...».
S: «Questo all’inizio non lo sapevo, perché non trattavo io la cifra, però mi sono andato a spulciare, sapendo di venire da lei, tutto quanto, per un ammontare di 50mila euro. Sì».
W: «A B. gli ha dato, 15mila mi pare?».
S: «15mila (...) Lui non ci aveva chiaramente messo al corrente che prima...

aveva cercato di piazzare la cosa a livello, tra virgolette, istituzionale, perché altrimenti noi avremmo assunto delle posizioni, direi, diverse».
W: «Perché questo è un ricatto».
S: «Questo è un ricatto, è ovvio».

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