RomaSi prende un po di tempo, Silvio Berlusconi, prima di sciogliere il nodo del dopo-Scajola. Certo, ne parla con Giulio Tremonti, nel lungo faccia a faccia sulla crisi greca che precede lavvio del Consiglio dei ministri, ma si cuce la bocca a riunione in corso. Salvo per sbottare ancora una volta contro i toni usati in una trasmissione di Raitre, nella fattispecie Parla con me di Serena Dandini, con quel monologo finale di Ascanio Celestini («Toni corrotto e Toni mafioso», uniti nel «grande partito del piccolo popolo» - il primo «più importante» capo del governo, laltro «presidente della Camera»), che non riesce a mandar giù. E allora: «Avete visto, è veramente incredibile come un servizio pubblico possa continuare in queste aggressioni», si sfoga il Cavaliere a Palazzo Chigi, ripensando a quanto ascoltato la sera prima in tv. Ovvero: cè un governo che, in una «grande stagione di riforme», avvia la «depenalizzazione della corruzione» e della «mafia».
Ma torniamo a bomba. Con il premier che non si pronuncia ancora sulla prossima nomina. Daltronde, non sarebbe la sede giusta per discuterne. Come spiega pure Gianni Letta ai presenti, senza attendere sollecitazioni sul tema: «Prendiamo atto dellinterim al presidente del Consiglio, ma non è questo il momento di affrontare altre questioni». Punto. Decisione rimandata, forse solo di qualche giorno, visto che il Cavaliere è consapevole di non potersi occupare a lungo di un ministero così delicato e importante. Motivo per cui, però, la decisione da prendere va meditata bene. Per adesso, il premier si concentra sulla drammatica situazione economica che si vive ad Atene (nel pomeriggio vola a Bruxelles per il vertice straordinario Ue), rimandando il dossier al rientro nella capitale. Se ne riparlerà la settimana prossima, anche se una mezza idea pare averla già.
In pole position, per la fiducia personale che riscuote nel capo del governo e per il «mantenimento della continuità gestionale» che Berlusconi intende garantire, rimane sempre Paolo Romani, attuale viceministro con delega alle Comunicazioni. Responsabilità che potrebbe pure conservare, qualora venisse promosso: eventualità che potrebbe aprire, però, una corsa alla sua successione, pure dal fronte leghista. Magari per questo, raccontano, il Cavaliere potrebbe cambiare idea sul «niet» allipotesi di un tecnico, qualora la situazione singarbugliasse sempre più: «Non posso permettermi altre fibrillazioni», sottolinea infatti a margine del Cdm.
Intanto, sulla nomina esterna al Palazzo arriva lo stop del Carroccio: «Lunica certezza è che al posto di Scajola non ci andrà un tecnico, siamo un governo politico e il ministro lo farà un politico», afferma Roberto Calderoli. Dice la sua pure Umberto Bossi, che prova, quantomeno in pubblico, a smorzare un po i toni: «Il Consiglio dei ministri ha accettato, votando a favore, che sia Berlusconi ad assumere linterim. La Lega non pone una questione di posti e sono fiducioso che tutto andrà per il meglio».
Si vedrà. Nel frattempo, Ignazio La Russa continua a non pronosticare larrivo di un tecnico e a sposare, invece, la possibile promozione di Romani: «Ho già detto che ne sono molto amico, lo conosco ed è una persona che potrebbe sicuramente svolgere bene quellincarico». Ma a scanso di equivoci, il titolare della Difesa rimanda la palla al Cavaliere: «Il presidente Berlusconi ci ha detto, ma non oggi (ieri per chi legge, ndr), che ha 6-7 ipotesi da vagliare sul tavolo».
Già, ed è di nuovo toto-ministro. Tra i nomi che circolano, rispunta quello di Enzo Ghigo, ex governatore piemontese, attuale senatore e coordinatore regionale del Pdl, a lungo tra i potenziali candidati alle scorse Regionali (alla fine la spuntò Roberto Cota) e in lizza, insieme a Giancarlo Galan, per la poltrona di ministro dellAgricoltura. Solo rumors, è ovvio.
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