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Sindaco in cella per errore Ora assolto ma è già morto

Ora in tribunale «il fatto non sussiste». Il 1° giugno 2004 alla darsena di Portoferraio (isola d’Elba) non accostarono soltanto i traghetti dei primi turisti. Anche una vedetta dei carabinieri. Per imbarcare il sindaco Giancarlo Ageno. Mancavano due settimane alle Comunali in cui avrebbe lottato per la riconferma. Lo «accompagnarono» per tutto il lungomare. Fu caricato e incarcerato a Livorno.
Il «dottor Ageno» era medico di famiglia in quella cittadina tranquilla. Riservato, elegante, due lauree. Iscritto a Forza Italia, nel ’99 aveva messo in piedi una giunta civica. Qualche errore d’inesperienza e difficoltà interne alla maggioranza. Niente che lasciasse immaginare il quadro descritto dagli inquirenti: voto di scambio, associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e alla concussione, abuso d’ufficio. L’accusa: aver piegato gli strumenti urbanistici agli interessi del principale gruppo economico dell’isola, attivo nella distribuzione commerciale. Agli arresti finirono anche il titolare della società – dipinto come il «burattinaio» – un assessore, il capo dell’ufficio tecnico comunale e il figlio del sindaco, architetto. Alle elezioni comunali del 14 giugno quasi il 30 per cento dei concittadini votò per quel candidato che non aveva potuto fare il comizio finale in piazza perché ancora in carcere. Si scrisse di un «violento comitato d’affari» e della «perversa spirale di malaffare» di quella che fu battezzata «Elbopoli». Ageno tornò in Consiglio per dimettersi, ma non era più lui. Il suo calvario finì pochi mesi dopo. È morto di crepacuore nel febbraio 2005.
Il processo è andato avanti per gli altri imputati (rinviati a giudizio) e con un nuovo Pm, che un mese fa ha ridimensionato le accuse a un «semplice» abuso d’ufficio. Per il giudice «non sussiste» neanche quello: tutti assolti.

Ieri all’Elba hanno proposto di intitolare una piazza a Giancarlo Ageno, «uomo giusto e onesto».

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