Il sindaco in esilio: ha divieto di dimora così tiene le giunte nella casa al mare

RomaLa giunta si riunisce nel suo appartamento. Le conferenze stampa, quando proprio devono essere convocate, si svolgono al bar. Dal suo esilio sul mare il sindaco chiama gli assessori, firma le delibere, dichiara sul termovalorizzatore, valuta le proteste contro l’aeroporto che deve nascere. Angelo Graci, primo cittadino di Licata, da quando ha l’obbligo di non dimorare più nel suo Comune, sta facendo il sindaco in un altro paese. San Leone, frazione di Agrigento, a circa trenta chilometri da Licata. Qui ormai è tutto un via vai di messi comunali che gli portano le carte. Beati loro si dirà. Possono fare gite in spiaggia tutti i giorni per contratto, ordina il sindaco.
Peccato che questa surreale storia di politica siciliana sia arrivata nientemeno che alla Camera. Interpellanza dell’onorevole del Pd, Angelo Capodicasa. Il sindaco Graci è infatti stato eletto in quota Pdl, ex An: «Il governo dovrebbe inviare un segnale, anche simbolico, all’amministrazione comunale e al sindaco di Licata - ha dichiarato in aula Capodicasa - perché rimetta il mandato nelle mani dei cittadini».
Il sindaco Graci è in esilio da sei mesi. A novembre la procura ne aveva ordinato l’arresto ai domiciliari per una vicenda di presunte tangenti legate alla festa del Patrono di Licata, Sant’Angelo. Dopo alcuni giorni, il giudice aveva deciso di rimettere il sindaco in libertà, ma gli aveva imposto il divieto di soggiorno a Licata.
Poi una rocambolesca serie di eventi: bocciata la mozione di sfiducia, si sono dimessi in massa quasi tutti i consiglieri. Il consiglio comunale allora è stato commissariato, ma secondo la legislazione siciliana questo non significa che debba decadere anche la giunta. Il risultato è che il ruolo del consiglio comunale è svolto adesso da un funzionario, il commissario, che incarna in un’unica persona maggioranza e opposizione. Il sindaco è rimasto in carica, ha affittato un appartamento a San Leone, e da lì esercita le funzioni.
In questi mesi ha dovuto cambiare quattro volte la giunta, perché 23 assessori in totale si sono dimessi. Capodicasa denuncia che Graci stia «pescando assessori da altri paesi», con nomine a chiamata: «Addirittura il vicesindaco l’ha preso da Grotte, paese a cinquanta chilometri da Licata». Secondo il deputato, «tanti cittadini interpellati hanno opposto un rifiuto a far parte dell’esecutivo comunale». Per questo il sindaco cercherebbe gli assessori nei Comuni limitrofi. Il nuovo vicesindaco, tra le altre cose, sarebbe il terzo braccio destro nominato dal confino di San Leone.


Un mese fa Graci è stato rinviato a giudizio per corruzione aggravata con l’ex assessore ai Servizi sociali, l’ex vice presidente del Consiglio, e a un impresario di spettacoli. A un numero che dovrebbe corrispondere a una sua utenza, non risponde. «Preferisce non parlare», raccontano a Licata. In esilio, in silenzio, ma tenacemente primo cittadino.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica