SINDACO MODERATO MA SENZA SIMBOLI

(...) non aveva dietro di sè i simboli dei partiti del centrodestra di allora: niente bandierine, niente fiamme, niente scudi. Circostanza che, in qualsiasi posto del mondo moderato, sarebbe un handicap, e a Genova invece diventa un valore aggiunto.
Purtroppo, come abbiamo dimostrato anche recentemente, Genova - soprattutto a Ponente, soprattutto in Valpolcevera, ma anche in alcuni salotti snob di Castelletto, di Carignano o del Levante - ha una vischiosità del voto unica al mondo. Gli abitanti si lamentano in continuazione del cattivo governo della sinistra e poi, puntuali, ad ogni tornata elettorale, si precipitano a rivotarla. Spiegando che a loro la giunta comunale fa più ribrezzo dell’alga, ma che si farebbero tagliare la mano pur di non votare gli odiati berlusconiani. Del resto, i risultati elettorali parlano chiaro: funziona sempre così.

E allora? Possibile che non ci sia niente da fare? Una soluzione è ribaltare tutto ciò che il centrodestra ha fatto e soprattutto non ha fatto nella ricerca del candidato sindaco: trovare una personalità moderata al di fuori dei giochi, capace di andare oltre lo steccato della Casa; cancellare i propri simboli e i propri egoismi e provare a coalizzare la città su un progetto alternativo al centrosinistra, ma non di centrodestra nel senso stretto della parola.
Utopia? Ricerca della vittoria impossibile. Che impossibile non è.

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