Il sindaco di Predappio: «Camicie nere, state a casa»

Il sindaco di Predappio: «Camicie nere, state a casa»

Le camicie nere a casa. Oggi ricorre l’anniversario della nascita di Benito Mussolini e il messaggio che arriva da Predappio, il paese che gli ha dato i natali, è chiaro: i turisti di ispirazione neofascista e i nostalgici agghindati coi vessilli del regime si astengano dal «pellegrinaggio».
Predappio è considerata la Mecca dei fan del Duce. Decine di migliaia di persone, anche giovanissimi, che da tutta Italia ogni anno nelle date simbolo della sua nascita (29 luglio), morte (28 aprile) e della marcia su Roma (28 ottobre) organizzano gite e manifestazioni nel paese sulle colline forlivesi. Quest’anno però il sindaco del Pd, Giorgio Frassineti, fresco d’elezione, ha detto basta: «Queste persone - ha dichiarato - sono i nemici del nostro futuro. Noi siamo vittime di queste ondate becere che volgarizzano la storia d’Italia e ci emarginano a causa di questo carnevale triste e surreale. Il nome del nostro paese è indissolubilmente legato a quello di Mussolini, ma vorremmo diventare un luogo dove si discute di storia e di architettura e non il teatro di queste tristi manifestazioni».
Da sempre i predappiesi sono abituati a saluti romani, cortei, messe all’aperto, raduni di ragazzi in camicia nera, celebrazioni in memoria di Mussolini. Spesso a guidarli c’è don Giulio Tam, prete lefevbriano candidato alle ultime elezioni nelle liste di Forza nuova, che non ha alcun problema a sentirsi chiamare fascista. Ma il turismo di Predappio, storicamente amministrato da giunte di centrosinistra, negli ultimi anni è cambiato. Anche per ragioni anagrafiche, i reduci repubblichini sono stati rimpiazzati da manipoli di ventenni scalmanati che si danno appuntamento su Facebook e invadono il paese alla ricerca di una foto ricordo nei luoghi simbolo e fanno di tutto per far sentire la propria presenza. Continua Frassineti: «I predappiesi da buoni romagnoli sono sempre stati tolleranti e accoglienti con tutti. Ma dà fastidio vedere che queste discutibili cerimonie si svolgono nel cimitero, dove è sepolto Mussolini, ma dove la gente del paese va per far visita ai propri cari. È il luogo del dolore, e non è un bello spettacolo incontrare queste persone vestite come dei gerarchi fascisti».
Più rispetto per la tranquillità dei cittadini, quindi. Ma chissà cosa pensano dell’iniziativa i tanti venditori di souvenir, che con i busti del Duce e gli altri gadget ispirati al regime fanno affari d’oro. Nonostante il regolamento comunale che dalla scorsa primavera vieta l’esposizione in vetrina di manganelli, croci uncinate e magliette con scritte ineggianti all’odio razziale. È il leader di Forza nuova dell’Emilia Romagna, Gianni Correggiari, a far notare gli effetti collaterali del provvedimento del sindaco.

«Fa torto anche alla gente del posto - sottolinea - perché è sulle decine di migliaia di persone che ogni anno rendono omaggio a Mussolini che prospera l’economia del paese. L’invito del sindaco è stupido, ma forse è mosso solo dalla constatazione che Mussolini qualcosa a livello emotivo ha lasciato: sulle tombe di De Gasperi e Togliatti non ci va nessuno».

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