Sabato 15 Ottobre 2011 presso la Galleria Open Art di Prato si inaugura la mostra «Cromogrammi» di Renata Boero.
La mostra, con testo critico a cura di Marilena Pasquali e biografia a cura di Sara Meloni, intende indagare tra le pieghe dell'artista a partire dagli anni settanta fino agli ultimi cicli. Considerati come l'intelaiatura portante, la «grammatica» della sua pittura, un'esperienza irrinunciabile, i Cromogrammi esercitano un irresistibile potere di seduzione, chiamando in causa non solo la vista e l'olfatto, ma anche il tatto, per le palpabili concrezioni cromatiche che si avvertono sulla superficie, l'udito nei leggeri scricchiolii della carta e perfino il gusto o, meglio, la sua memoria, nell'intuire nelle tinte naturali quei sapori che ad esse viene spontaneo ricollegare.
Opere come «sindoni» vegetali in cui pare impresso il volto del tempo e che possono esser viste come varianti, modulazioni di un unico tema, di un motivo di fondo da cui l'artista sa trarre accordi e spunti sorprendenti e sempre diversi, in una sorta di «improvvisazione» .
Alchimista della pittura, impegnata in un lento lavoro fatto di pazienti attese, d'intense scoperte, le sue opere si sviluppano attraverso una centralità attribuita al rapporto tra segno, colore-natura, memoria -rappresentazione. Una ricerca che dialoga direttamente con la natura della terra, estraendo da essa, dai suoi fiori e dai suoi frutti, vegetali, animali e minerali, pigmenti e cromie: «...sceglie erbe, radici, pigmenti, chiocciole, e quant'altro in natura, la curcuma, la cocciniglia, l'henné, la mestica; la loro ebollizione in grandi pignatte e contenitori e la successiva colatura dà il via al'azione sulla tela». Così Paolo Fossati, tra i primi studiosi e critici d'arte a seguirla e a leggerne con raffinata attenzione la ricerca, descrive il suo procedimento creativo che si caratterizza per il costante travaso da un aspetto diciamo istintuale, sensoriale, attivo, ad un livello razionale, meditativo, contemplativo come suggeriscono le suddivisioni della tela in sezioni quadrate o rettangolari dove i colori si dispongono e distinguono, in una griglia di kleiana memoria, insieme a grafie e frammenti di frasi e parole capaci di sussurrare alla terra dalla quale nascono.
Una ricerca coerente e intensa, come dimostrano i critici e gli studiosi, le esposizioni personali e collettive con i quali e nelle quali, nel corso del tempo, le sue opere hanno saputo dialogare, Paolo Fossati, Martina Corgnati, Maurizio Fagiolo dell'Arco, Marisa Vescovo, Luciano Caramel e Achille Bonito Oliva. Le sue opere sono state esposte da Vienna a Barcellona, da Bonn a Ginevra, da Bruxelles a Parigi, da Chicago alla Bielorussia. Fin dagli anni Ottanta sono da ricordare importanti esposizioni internazionali, presso spazi espositivi pubblici, come la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma il Museo Pompidou di Parigi.
Ha partecipato alle principali biennali d'arte contemporanea, dalla Biennale di San Paolo in Brasile alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, dove espone per la prima volta nel 1982, nel Padiglione Italiano curato da Luciano Caramel; a questa, seguiranno l'invito alle Biennali Veneziane del 1993 ("Transiti"), del 1995 ("Identità e differenze"), del 2009 ("Fare mondi"), mentre nel 2008 e nel 2010 la sua opera è presente nelle mostre collaterali della Biennale Internazionale d'Architettura, sempre a Venezia.
Negli anni 2010 e 2011 un lungo ciclo di mostre in Argentina impegna l'artista negli spazi della Hall Central del Pabellón Argentina - Ciudad Universitaria UNC Córdoba, del Museo Provincial de Bellas Artes "Arias Rengel"- Salta, Museo Provincial de Bellas Artes "Timoteo Navarro"- San Miguel de Tucumán e Museo de Bellas Artes di Rio Cuarto.
Renata Boero vive e lavora a Milano, dove insegna all'Accademia di Belle Arti di Brera.
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