Gianluigi Nuzzi
da Milano
«È tutto falso, sono tutte affermazioni false: mai ho seguito queste operazioni, la vicenda Eurolat. Mai ho fatto pressioni su Calisto Tanzi affinché comprasse la società da Cragnotti». Cesare Geronzi rispedisce al mittente, quindi a Tanzi e allex direttore generale Fausto Tonna, le accuse di averli costretti ad acquistare nel 1999 Eurolat dalla Cirio di Sergio Cragnotti. Il presidente di Capitalia lo sostiene per quattro ore davanti ai Pm romani Antonella Ioffredi e Silvia Cavallari che lhanno convocato in procura prima di chiudere questo troncone dinchiesta. Il solco è quello della difesa tecnica, precisando che in una struttura come Banca di Roma non era certo lamministratore delegato a seguire i clienti. La banca non aveva né avrebbe potuto avere un ruolo attivo, interferendo nella libera negoziazione tra le parti.
Altro punto. «Tanzi ha scelto liberamente - prosegue Geronzi - di pagare quel prezzo». Come dire: se lancia accuse contro Banca di Roma lo fa per scaricare su altri le sue responsabilità. Una tesi rilanciata anche dal difensore Guido Calvi subito dopo linterrogatorio quando afferma che in realtà per Tanzi «Eurolat fu laffare della vita». Davvero? Lo dimostreranno le controperizie che la banca ha affidato a degli esperti. Dovranno ribattere, punto per punto, a quanto scritto nella relazione depositata a palazzo di giustizia già nellestate del 2004 da Piero Manaresi, professionista bolognese e consulente della procura. Questultimo ritiene che la vicenda Eurolat fu un affare controproducente per Collecchio. Ma la tesi viene respinta da Geronzi che ha insistito nel sostenere che il valore pattuito, quasi 829 miliardi di lire, fu frutto della «libera negoziazione tra le parti». Insomma, Banca di Roma, a dire di Geronzi, seguiva le aziende tramite i dipendenti operativi e non diventava «parte» negli affari della clientela.
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