«La sinistra condanni il terrorismo»

«La sinistra condanni il terrorismo»

(...) nel procedimento penale avviato nei suoi confronti dal presidente dell’Unione musulmani d’Italia, Adel Smith, che l’ha denunciata per il reato di delitto contro i culti ammessi nello Stato, nella fattispecie la religione islamica, ravvisato a suo dire in alcune parti del libro «La Forza della Ragione», tradotto e venduto in tutto il mondo e che, fa notare la mozione, «non è stato perseguito penalmente né civilmente in alcun Paese». Di più, la mozione impegna il presidente della giunta a promuovere le iniziative necessarie affinché il presidente della Repubblica nomini al più presto la giornalista fiorentina senatrice a vita.
Ricorda Morgillo che Adel Smith è quel signore che, non più di un anno fa, definì Gesù «un cadavere in miniatura inchiodato a un pezzetto di legno» e la Chiesa cattolica «un'associazione per delinquere di cui Wojtyla è il capo». Aggiunge il capogruppo che «il procedimento penale nei confronti di Oriana Fallaci appare in contrasto con il diritto costituzionalmente garantito di libertà di espressione e di stampa». Se nel merito vi fossero dubbi, il capogruppo azzurro cita anche l’articolo 21 della Costituzione sul diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. «L’eminente scrittrice fiorentina rischia di essere processata semplicemente per le opinioni manifestate nel suo libro» si legge ancora nella mozione. Il tutto in uno Stato democratico in cui «i reati di opinione non possono e non devono trovare cittadinanza». Di qui l’appello a una «generale mobilitazione delle coscienze», a sostegno della Fallaci ma, appunto, anche della libertà di espressione e di stampa. Firmatari sono i consiglieri Matteo Rosso, Gino Garibaldi, Gabriele Saldo, Franco Orsi di Forza Italia, Nicola Abbundo del gruppo Misto, Francesco Bruzzone, capogruppo della Lega Nord, Fabio Broglia capogruppo dell’Udc, Franco Rocca di Per la Liguria.
Come già era accaduto per la mozione su Sergio Cofferati, all’epoca alle prese con le vibrate proteste no global nei confronti del suo tentativo di far rispettare la legalità, e per quella su Fidel Castro, che il centrodestra chiedeva di condannare per aver arrestato ed espulso da Cuba alcuni giornalisti europei rei di aver fatto la cronaca del vertice dei dissidenti del regime, il tranello è dietro l’angolo. Se i partiti di centrosinistra decideranno di esprimersi, inevitabilmente emergeranno gli opposti sentire su una delle tante questioni che ideologicamente li allontana. Era successo con Fidel, la Margherita a condannare il dittatore, Rifondazione a difenderlo, il capogruppo dei Ds Moreno Veschi a dire: «Sì è una trappola ma non possiamo non votare», nel mezzo di tutto e di più.
Se poi la maggioranza decidesse di «non caderci», con ogni probabilità ci cadrebbe lo stesso.

Come era accaduto con Cofferati: «Questa è una trappola e noi non votiamo» aveva tuonato in aula questa volta lo stesso Veschi. Agli atti era rimasto che il centrosinistra in Liguria rifiutava di approvare un documento di condanna all’illegalità e di sostegno a un sindaco dei Ds che chi più di sinistra di lui.

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