«In Lombardia esiste mezzo consultorio familiare ogni 20mila abitanti. Per rispettare la legge bisognerebbe raddoppiarli». Lo spiega Fulvia Colombini, della Camera del lavoro, che sul dibattito relativo allapplicazione della legge 194 sullaborto spiega: «Le strutture pubbliche non crescono come quelle private. Non è solo un problema di prestazioni, visto che solo le prime sono tenute a fornire tutte quelle previste dalla normativa nazionale, ma anche di risposta ai problemi delle donne. Molti consultori privati sono, infatti, di matrice cattolica e quindi contrari allinterruzione volontaria della gravidanza e alla maggior parte dei metodi contraccettivi».
Secondo gli ultimi dati Istat - fermi al 2004 - il ricorso allaborto è in costante calo, anche se la Lombardia supera la media nazionale: «Succede per via dellimmigrazione - continua la Colombini -. Circa il 40 per cento delle richieste arriva da donne straniere. Nonostante questo, diminuisce costantemente il numero degli operatori, soprattutto di quelli che non scelgono lobiezione di coscienza».Ferma la replica dellassessore regionale a Famiglia e solidarietà sociale, Gian Carlo Abelli: «Fra consultori pubblici e privati accreditati non esiste alcuna differenza ed entrambi forniscono gli stessi servizi.
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