La sinistra fa spazio all’Udc. Come ruota di scorta

da Roma

Grazie per il voto di martedì, ma ognuno al posto suo: questo, in sintesi, è il messaggio che la sinistra manda all’Udc di Cesa e Casini. Più netto, se a parlare sono Bertinotti o Giordano. Più sfumato se il microfono passa a Fassino. Tutti comunque - pur nelle diverse tonalità - ritengono che cambi di maggioranza, al momento, non siano alle porte. Al massimo - spiega il leader dei ds - solo «convergenze».
«L’Udc ha dimostrato una totale coerenza - spiega Franco Giordano, segretario Prc -; mentre ho trovato francamente sgradevole l’atteggiamento di chi, poche settimane prima, vota in una certa maniera e dopo poche settimane, per ragioni un po’ ciniche, meschine e di politica interna, vota in maniera differente». E più tardi, per non alimentare equivoci, precisa: «Non credo ci sia spazio per nuove forme di maggioranza e non credo siano utili». Insomma, grazie per il voto sull’Afghanistan, ma non si sposta l’asse del governo.
Concetto ribadito anche da Fausto Bertinotti. Il presidente della Camera ritiene che il voto del Senato «non determini alcun cambiamento della maggioranza». Ipotesi che «francamente non vedo alle porte, né prossime, né lontane. Non c’è alcun elemento che possa fare pensare a questo. Almeno se per maggioranza variabile si intende la messa in discussione di quella attuale». E aggiunge che se l’Udc è disposta a votare con l’attuale maggioranza «come è accaduto, allora questa è una pratica normale, anzi arricchente».
Piero Fassino è d’accordo. E ricorda che se l’attuale maggioranza in Senato «è esigua, è per colpa della legge elettorale». Quindi, «è nostro dovere cercare convergenze anche al di là della maggioranza che ha vinto le elezioni». E sull’argomento da parte dei ds non ci sono preclusioni a valutare in futuro possibilità di allargamento della maggioranza, ma a condizione che questo non rompa la coalizione che è uscita dalle elezioni.
Alle telecamere di La storia siamo noi il segretario del Botteghino confida: «Rispetto Casini, Bossi e Maroni. Se vogliono far parte organica del centrosinistra non ho alcun pregiudizio. Ma non mi sembra che siamo a questo stadio. Credo che si potrà vedere caso per caso». Insomma, per Fassino eventuali allargamenti della maggioranza potranno essere solo prêt-à-porter. «Al momento sono possibili delle convergenze. Se in prospettiva ci può essere un allargamento all’Udc, non sono contrario. Purché questo non significhi emarginare pezzi del centrosinistra con cui abbiamo vinto le elezioni».
Immediata la reazione indignata di Luca Volontè, capogruppo dell’Udc alla Camera. «Ogni giorno Piero Fassino ne inventa una. Il segretario dei Ds sembra una macchina in panne. Il vero problema - osserva - è l’insufficienza politica dell’Unione e l’inesorabile “processo a catena” di scomposizioni e ricomposizioni nei partiti del centrosinistra».
Pronta la replica del Botteghino, affidata al portavoce di Fassino.

«È indubbio - osserva Gianni Giovannetti - che Luca Volontè, attuale capogruppo alla Camera dell’Udc, prima ciellino, poi Ppi, quindi nel Cdu e finalmente nell’Udc di Casini e soprattutto di Buttiglione, di “scomposizioni” e “ricomposizioni” acrobatiche se ne intende».

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