Roma - «Non si può dire che la manovra finanziaria è di 10 miliardi, perché 7 sono già impegnati con decisioni prese quest’anno. Allo stato attuale ce ne sono 4,5, che però non sono proprio tanti. Se si fa la riduzione dell’Ici, come dice Rutelli, finiscono tutti lì». Il ministro dell’Università Fabio Mussi mette la parola fine all’idea di una Finanziaria 2008 limitata e leggera. Quella del leader di Sinistra democratica è la constatazione di un dato di fatto, ma è anche l’avvertimento che la sinistra radicale non intende accontentarsi di quel poco che resterà dopo la correzione dei conti e gli impegni per le spese incomprimibili.
Perché a una settimana dal varo a Palazzo Chigi, anche i ministri sanno poco di cosa conterrà la Finanziaria. Il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa al Consiglio dei ministri di venerdì «ci ha fatto vedere la cornice e poi ci ha chiesto se ci piaceva il quadro», ha rivelato polemicamente Mussi. E il vertice maggioranza-governo di mercoledì non potrà che essere una presa d’atto del testo che andrà all’esame delle Camere. «Il vertice era scontato, dovuto», ha precisato il premier Romano Prodi, in partenza per New York.
Mussi, per una volta d’accordo con il ministro dell’Economia, non vuole la riduzione dell’Ici, che invece resta la bandiera della Margherita, di parte dei Ds e dell’Udeur. Il partito di Clemente Mastella ne fa una questione centrale nel futuro della coalizione. «Mercoledì il vertice a palazzo Chigi sarà un’occasione di verifica per la maggioranza. La mediazione può arrivare sui contenuti, a cominciare dalla Finanziaria; Prodi ha detto che l’Irpef non calerà e allora dobbiamo rispettare l’impegno preso nel Dpef di ridurre l’Ici», è stato l’avvertimento lanciato ieri dal capogruppo dell’Udeur alla Camera, Mauro Fabris.
A favore anche Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, esponente della Margherita e candidato alla guida del Partito democratico. Che continua a insistere nell’idea di una manovra leggera, che comporti «tanti no» alle richieste di ministri e partiti.
Che stanno regolarmente arrivate, con tanto di minaccia di non voto. Il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha avvertito che se la Finanziaria non punterà su «biodiversità, energia, piano case e trasporti pubblici» non la voterà al Consiglio dei ministri.
Spunti sui contenuti reali del testo allo studio di via XX Settembre li ha dati Letta, secondo il quale «questa sarà una Finanziaria che abbasserà le tasse sulle imprese che vogliono creare più produttività». Ipotesi che in linea di principio non contraddice nemmeno una delle richieste di Rifondazione comunista, ribadita dal segretario Franco Giordano: diminuire le tasse ai lavoratori.
La priorità per la sinistra radicale resta comunque il protocollo sul welfare. Ieri il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha chiesto di nuovo di non modificarlo, ma i leader di Rifondazione comunista ormai sono certi di modifiche al patto governo-parti sociali su pensioni, lavoro e ammortizzatori sociali. Ieri è stato il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ad auspicare uno «scontro acceso ma trasparente» sulla Finanziaria e anche sui «collegati che spesso si uniscono alla legge» e che «intervenendo sui grandi problemi della società italiana, costituiscono un passaggio molto importante».
Oggi il ministro Padoa-Schioppa incontrerà il premier Prodi. Ma anche ieri il ministro ha lavorato ad alcune ipotesi. Insieme all’Ici (si pensa a un’esenzione ma solo per i proprietari di case popolari) c’è anche la proposta da Confedilizia, a suo tempo sponsorizzata dal vicepremier Rutelli: la tassazione al 20 per cento degli affitti con una cedolare secca. Che però potrebbe essere limitata ai soli affitti a canone concordato o ai canoni più bassi.
Sul fronte degli incapienti, allo studio un bonus una tantum.
Allo studio misure di rimborso dei crediti d’imposta e una riforma del 5 per mille destinato al volontariato. Scontro sugli sfratti. Il ministro Antonio di Pietro si è detto contrario a una proroga, mentre per il capogruppo dei Verdi, Angelo Bonelli, «senza un rinvio si rischia una emergenza sociale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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