La sinistra prepara la sua vendetta contro le partite Iva

Arturo Diaconale

Allarme rosso per il popolo delle partite Iva. Nessuno sa bene se Romano Prodi riuscirà o meno a formare il proprio governo, se all’interno dell’esecutivo ci sarà un qualche equilibrio tra estremisti e riformisti, se ai ministeri economici andranno rappresentanti degli uni o degli altri oppure uno di quei tecnici alla Padoa Schioppa che non sono né carne, né pesce e possono andare bene per entrambi. Nessuno, inoltre, riesce a fare una qualche previsione su quali potrebbero essere i provvedimenti immediati del cosiddetto «Prodino».
Il leader dell’Unione è molto abbottonato. Dice che prima di compiere qualsiasi scelta vuole sapere esattamente in quale stato si trovino i conti pubblici. Per cui non esclude ma neppure prevede la manovra-bis, non considera ma nemmeno fissa come priorità la faccenda della riduzione del cuneo fiscale. E via di seguito. Prodi fa quello che ha sempre fatto, cioè il «sor Tentenna».
In compenso, però, se il Professore farfuglia frasi volutamente incomprensibili, a fissare la linea ci pensa Fausto Bertinotti. «Niente tagli e niente sacrifici», ha sentenziato il leader di Rifondazione comunista. E questo significa che nei primi cento giorni gli unici provvedimenti che la sinistra antagonista farà passare saranno quelli che non prevedono tagli alla spesa pubblica, che non comportano sacrifici al blocco sociale di riferimento della sinistra antagonista ormai padrona della coalizione del futuro governo e che scaricano l’intero peso delle difficoltà contingenti e strutturali sulle spalle del blocco sociale uscito formalmente sconfitto dalla tornata elettorale.
L’allarme rosso per il popolo delle partite Iva dipende proprio da questa circostanza. Quale potrà essere il provvedimento caratterizzante della fase d’avvio del governo Prodi? Per cercare la risposta non bisogna andare molto lontano. Basta seguire il dibattito in corso tra i dirigenti dell’Unione sull’argomento e registrare che la misura su cui tutti insistono e sono sostanzialmente d’accordo riguarda l’Iva e prevede un aumento di almeno due punti di questa imposta.
Nessuno, ovviamente, parla in maniera esplicita di aumento dell’Iva. Scottati dall’esperienza della campagna elettorale tutti nascondono le reali intenzioni parlando farisaicamente di «intervento sull’Iva». Ma «intervento» sta per «aumento». Ed i calcoli degli esperti dell'Unione indicano che se «l’intervento-aumento» fosse di due punti e portasse l’Iva dall’attuale 20 per cento al 22 per cento, il rapporto deficit-pil che tanto preoccupa Prodi subirebbe una sicura riduzione.


Il popolo delle partite Iva è dunque avvisato. La sinistra non è ancora andata al governo e già pensa a come vendicarsi degli avversari. Ovviamente a colpi di tasse e balzelli. Come volevasi dimostrare in campagna elettorale!

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