da Roma
Non cè ancora un «contrordine, compagni!». Ma è sicuro che stare con i talebani a un tavolo di pace faccia bene alla pace? Che aprirsi alla trattativa politica con quella singolare e assassina interpretazione del Corano nata nelle madrasse sia proprio di sinistra? O ancora, che lUnione oggi debba comprendere davvero tutto, dallintegralismo della Binetti a quello del mullah Omar? Il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, non indietreggia di fronte al nuovo, incredibile credo integralista di certi compagni.
«Ma con chi si può trattare? Con chi fa la guerra. E la guerra la fanno i talebani: bisogna accelerare lipotesi della Conferenza di pace e investire tutti gli interlocutori, ovviamente compresi i talebani. Primo: perché il mondo dei talebani non è un mondo indistinto, e poi perché dappertutto si fa così quando si vuole avviare un processo di pacificazione... ». Dunque a suo tempo si sarebbe dovuto trattare con Hitler e i nazisti, a livello ufficiale. Portarli in gita premio a Yalta. Il paragone è giudicato politicamente scorretto, dal leader di Prc, che piuttosto di ammettere lerrore di seguire un errore commesso da Piero Fassino, sembra pronto a farsi amputare il mignolo della mano sinistra.
Legge del taglione, e strani discorsi ormai aleggiano a Montecitorio, dopo il successo della trattativa per liberare il giornalista di Repubblica. Si sussurra che lentrata di Fassino sui talebani alla Conferenza di pace fosse stata elaborata a uso interno, immaginando di scavalcare a sinistra Mussi e compagni. Lidea però ha dilagato, e partorisce mostri di retorica. «Stiamo attenti a non cadere vittima della propaganda americana di guerra, che dipinge i talebani come Satana... », ci casca persino Falomi, di solito rifondatore pacato e ragionevole. Ma a molti deputati della sinistra radicale non sfugge come sia stato un grave errore tirare in ballo i talebani in un momento del genere, e per giunta mentre ci si apprestava a costringere Karzai alla liberazione dei cinque leader delle madrasse in cambio della vita di Daniele Mastrogiacomo.
Si confondono piani e questioni diverse. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ancora ieri esprimeva la «legittima rivendicazione di orgoglio nazionale per una trattativa, che è stata fatto come si doveva, utilizzando tutte le forze ufficiali e informali, dentro un progetto guidato dal governo. Credo che possiamo dirci orgogliosi di questa operazione... ». Orgoglio che, spostato su un piano più generale con la legittimazione di ragazzi tagliagole e fanatici integralisti, hanno di sicuro contribuito a far montare lirritazione gli alleati anglo-americani. «Sta soltanto emergendo una politica estera autonoma - minimizza Giordano -. Il malcontento degli Usa sulla vicenda Mastrogiacomo è sbagliato. Noi abbiamo sostenuto anche il governo Berlusconi in trattative delicate e difficili, perché francamente di fronte alla vita umana bisogna trattare punto e basta. Sono da criticare tutti i tentativi di contrasto e di ingerenza su queste materie... ».
«Offesi» dallingerenza si dichiarano molti deputati e senatori, mentre Fassino cerca lequilibrismo, rilevando come «i dubbi Usa, arrivati da indiscrezioni senza il titolare», siano perciò «meno credibili». «Scandaloso intervento degli Usa, uningerenza mai vista dai tempi del dopoguerra a oggi» è la netta levata di scudi del leader comunista Oliviero Diliberto. Con il responsabile esteri pdci, Jacopo Venier, che arriva a sollecitare una «protezione per Gino Strada, perché «gli inaccettabili attacchi degli Usa verso il governo italiano moltiplicano le preoccupazioni per lincolumità di chi ha avuto un ruolo fondamentale per la liberazione di Mastrogiacomo.
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