Ha avuto molta eco, professor Pammolli, lallarme cassa integrazione lanciato dalla Cgil. Le ore di lavoro perdute equivarrebbero a 212mila posti in meno. Ma lei come legge quei numeri?
«Da un punto di vista macroeconomico, sono numeri che segnalano la gravità della crisi, ma anche la tenuta del sistema industriale - risponde Fabio Pammolli, leconomista che dirige il Cerm -: non è una cifra che fa pensare a una crisi generalizzata. Certo, fa riflettere sulle necessità immediate a cui far fronte, ma non deve terrorizzare, tuttaltro. Non dobbiamo dimenticare che ci troviamo nella fase di picco della crisi, ma quel dato - più che giustificare grida dallarme - rivela la capacità di tenuta del sistema industriale. E voglio ricordare che una cosa è considerare il monte ore non lavorate, mentre altra cosa è il licenziamento. E questi non sono licenziamenti».
Il governo ha puntato la strategia anticrisi sul rafforzamento degli ammortizzatori sociali tradizionali, come la cassa integrazione, e per questo è stato criticato a sinistra. Qual è la sua opinione?
«Io sono convinto che il rafforzamento degli ammortizzatori sociali in deroga, realizzati con laccordo governo-Regioni, vada nella direzione corretta della continuità del rapporto fra azienda e lavoratore anche in tempo di crisi. Si incentiva il protrarsi del rapporto di lavoro, senza lasciare tutto lonere sulle spalle dellazienda. Dietro questo intervento cè unidea: gli ammortizzatori rappresentano una scommessa sulle relazioni fra capitale e lavoro che si stanno costruendo nelle imprese, soprattutto le piccole e medie».
Il segretario del Pd Dario Franceschini, sostenuto dalla Cgil, ha proposto lassegno di disoccupazione.
«Sarebbe stato un intervento con forti caratteristiche di azzardo morale, rappresentando un incentivo a licenziare e, successivamente, un incentivo a riassumere in nero. Qualcuno sostiene che cè azzardo morale anche in una sorta di ricorso preventivo alla cassa integrazione da parte delle aziende: non credo che sia vero, le imprese hanno fatto tutto il possibile. Ricordo ancora una volta che gennaio e febbraio potrebbero rappresentare il picco negativo della crisi. E anche nel caso in cui le previsioni più negative sulla cassa integrazione dovessero trovare conferma nei prossimi mesi, resta da pensare a quali sarebbero stati gli andamenti con lassegno di disoccupazione, credo ben peggiori. E ricordiamo che è sempre possibile, in caso di prolungamento della crisi, decidere nuovi interventi».
Si è detto: il governo ha scelto una strada «minimalista», non quella delle riforme, intervenendo su ammortizzatori e piccole imprese.
«Le riforme strutturali si fanno nei momenti adatti, e non nel bel mezzo di una grave crisi. Io continuo a ritenere che sia corretto innalzare letà pensionabile a 65 anni per tutti, uomini e donne, e liberare così risorse per il welfare to work. Ma le riforme hanno tempi istituzionali e amministrativi lunghi. E chi oggi critica dovrebbe riflettere sul fatto che il passaggio dallo scalone pensionistico agli scalini non aiuta certo una riforma pensionistica.
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