Per i signori Costa e Cifone, legati alloperatore inglese Stanley, è stata un giornata di gloria in virtù duna sentenza che fa storia, ma che va interpretata in modo corretto. La Corte di Giustizia Europea, riunita la scorsa settimana a Lussemburgo, ha stabilito che la disciplina italiana dei giochi presenta caratteristiche contrarie alla libertà di stabilimento e alla libera prestazione dei servizi garantiti dal diritto dellUnione. In particolare i giudici hanno definito discriminatori i bandi che escludevano una parte degli operatori dallassegnazione delle concessioni sportive e ippiche. Si fa riferimento in primis alla gara del 1999, che impediva la partecipazione a operatori costituiti in forma di società per azioni, e poi al Decreto Bersani del 2006, che rivisitò la normativa ma che inserì dei paletti ritenuti in contrasto con il diritto comunitario. Vedi il rispetto della distanza minima delle nuove agenzie rispetto a quelle esistenti. Ne scaturì una denuncia ai danni di Costa e Cifone, gestori di ctd collegati alla società inglese Stanley, per esercizio abusivo dellattività di scommesse. Bocciate anche le norme che prevedono la decadenza della concessione qualora un operatore raccolga scommesse anche attraverso canali irregolari.
Ma cosa comporta questa sentenza? «Non cè alcun operatore che si trovi nella condizione di usare la sentenza Costa-Cifore, a parte noi di Stanley», afferma il bookmaker inglese in una nota inviata ai propri ricevitori. Dove si legge fra laltro: «La Corte di Giustizia non si concentra affatto sulla questione se il sistema Italia in generale o se il sistema Bersani in particolare siano o no discriminatori
ma giunge alla conclusione che Stanleybet è stata illegittimamente esclusa dalle gare Bersani proprio in conseguenza delle precedenti discriminazioni subite nelle gare Coni del 1999». Per il bookmaker inglese non esistono altri operatori nella stessa situazione perché non hanno impugnato i bandi a tempo debito oppure vi hanno partecipato sottoscrivendo contratti vincolanti oppure non erano ancora stati costituiti.
Secondo Massimo Passamonti, presidente della Federazione Sistema Gioco Italia, la sentenza conferma sostanzialmente la validità del sistema concessorio italiano: «Ma i rilievi mossi, relativi a singoli aspetti attuativi, vanno affrontati e risolti con urgenza per dare certezza a tutti i concessionari che si sono fatti carico di forti investimenti in funzione delle normative vigenti nel nostro paese».
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