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«La situazione deve essere risolta l’isola non sarà lasciata a se stessa»

RomaSottosegretario Mantovano per il Viminale a Lampedusa non c’è stata alcuna fuga di clandestini. Che cosa è successo allora?
«Non giochiamo con le parole. Negli ultimi giorni la situazione si è scaldata anche perché nel centro sono arrivate voci e notizie dall’esterno, agitando le acque. I cancelli sono stati forzati e 650 stranieri su 1.300 sono usciti. In una situazione simile le forze dell’ordine hanno fatto benissimo a non procedere con azioni di contrasto, visto che i clandestini comunque da quell’isola non possono andare da nessuna parte. 500 sono già rientrati. Immagino che per ora di cena saranno tornati tutti».
Qualcuno avrebbe eccitato gli animi?
«C’era stata la manifestazione dei lampedusani guidata dal sindaco e le loro voci sono giunte dentro il Cpa grazie agli altoparlanti. Due giorni fa c’era stata pure una visita dell’opposizione. Non censuro né giudico il comportamento delle istituzioni locali però dico che in una situazione come quella dell’isola è indispensabile che ci sia la massima compattezza fra le varie istituzioni. Tutti ci rendiamo conto del pesante prezzo che sta pagando l’isola e dei passi avanti sono stati fatti. Il centro di accoglienza è stato migliorato. Il governo sosterrà le zone sottoposte a questo tipo di disagi, ad esempio con sgravi fiscali e potenziamento delle infrastrutture. Lampedusa non sarà abbandonata a se stessa dobbiamo fidarci l’uno dell’altro».
Sempre convinti che la via giusta sia trattenere i clandestini sull’isola fino all’espulsione?
«Il ministro Maroni ha deciso di avviare direttamente da Lampedusa le procedure di espulsione. Decisione saggia per evitare che una volta sulla penisola i clandestini si diano alla fuga. Una modalità che ci costa energie e risorse che potrebbero essere impiegate meglio, ad esempio nella collaborazione con i Paesi di provenienza. Lampedusa non deve più essere percepita come la porta d’ingresso per l’Europa. Nell’immediato questa decisione ha un costo per l’isola che poi troverà un vantaggio perché finirà di esser la destinazione privilegiata di questi sbarchi».
Non funzionano gli accordi bilaterali?
«A Lampedusa su 1.300 clandestini 1.200 sono tunisini. Con quel Paese un accordo c’è. Occorre riprenderlo e farlo funzionare. Martedì, Maroni sarà a Tunisi per definire, con il suo omologo tunisino, il rimpatrio per tutti chiedendo di concluderlo in pochi giorni. Per la Libia attendiamo il via libera del Senato all’accordo per far partire i pattugliamenti congiunti e lo stop delle partenze all’origine».
Si parla di emergenza nazionale. Ma l’ondata migratoria che si riversa a Lampedusa non dovrebbe essere affrontata insieme all’Europa e a istituzioni sovranazionali, come l’Onu?
«Italia, Grecia, Cipro e Malta sono tra i Paesi più esposti a questo tipo di arrivi. Per questo abbiamo stilato un documento che contiene una serie di richieste alla Ue. Insieme per esercitare un maggiore pressione sulle istituzioni europee. Chiediamo che la ripartizione degli oneri sia relativa all’impegno speso dai Paesi».
A Lampedusa è stato commesso un reato?
«In questo caso mi sembra giusto essere prudenti prima di pronunciarsi su una ipotesi di reato. Altra cosa è il lassismo giudiziario, talvolta davvero inquietante, che spesso blocca le espulsioni con decisioni che lasciano perplessi, vanificando l’operato delle forze dell’ordine».
A proposito di decisioni discutibili.

Che cosa pensa degli arresti domiciliari allo stupratore di Capodanno?
«Mi meraviglia non poco, per usare un eufemismo. Per venti giorni è fuggito e dunque c’è il rischio che ci riprovi. Ora che ha confessato non colgo il senso di questa decisione che rientra in un lassismo che ostacola il nostro lavoro».

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