Slitta la prima giornata di A Fallita l’ultima mediazione

RomaStadi chiusi per sciopero, anzi sarebbe meglio dire per slittamento del campionato. I termini contano poco, quello che conta è che l’annunciato primo weekend della serie A, presentato un mese fa in pompa magna nel solito patetico Gran Galà dei calendari, non ci sarà (slitterà probabilmente al 21 dicembre). Nonostante l’Aia abbia comunque stilato - inutilmente - le designazioni arbitrali. Oggi arriverà l’ufficialità - un atto ormai solo formale - da parte del presidente Figc Abete, che ha ricevuto la delega dal consiglio federale di rinviare l’inizio del campionato. Uno stop che il Coni giudica «incomprensibile e insostenibile, chi oggi pensa a se stesso, si assume la responsabilità dei provvedimenti che verranno presi in futuro a tutti i livelli».
L’ultimo (e francamente discutibile) tentativo di mediazione di Abete ha il sapore beffardo di una vicenda che va al di là del semplice accordo sul contratto collettivo. La battaglia, come dimostra la giornata di ieri - la terza trascorsa in via Allegri dai protagonisti di una vicenda diventata surreale - è ormai politica tra limiti e incertezze del governo federale, presidenti arroganti e giocatori sì viziati, ma con sindacalisti agguerriti.
L’incontro di Abete con il presidente Petrucci (collegato al telefono il sottosegretario con delega allo sport Crimi) serve al numero uno di via Allegri a comunicare la mossa a sorpresa con la quale prova a riavvicinare le parti e a scongiurare la serrata. Il nervo scoperto della Lega di A è l’ormai celebre contributo straordinario di solidarietà ancora non convertito in legge dal governo? Nasce così l’idea balzana dell’accantonamento di un fondo di garanzia di 20 milioni di euro per il triennio 2011-2013, che come si affretta a precisare il numero uno di via Allegri proviene da «tasse di associazione, diritti tv, marketing e sponsor e non dalla contribuzione Coni. Un fondo destinato unicamente a garantire la Lega di A di fronte ad eventuali contenziosi.
Un’idea che serve soprattutto a smascherare i club («Un attacco a me? Non penso e se fosse così, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto...», la frase diplomatica di Abete) e per far emergere chiaramente che le motivazioni del contrasto sono altre. Ma che in realtà si ritorce contro il presidente Figc, già consapevole però che la risposta dei club sarebbe stata negativa. «Noi abbiamo dettato le condizioni precise per rinnovare il contratto collettivo, la proposta di Abete per noi non conta - così il numero uno della Lega di A Beretta -. L’Aic deve accettare entrambe le integrazioni proposte da noi. Sono loro che scioperano e che se ne devono assumere la responsabilità di fronte a tutti».
L’Assocalciatori, dal canto suo, non fa passi indietro. Ripensando con rabbia alle dichiarazioni di Beretta del dicembre scorso, quando l’accordo fu annunciato a un passo dalla firma. Albertini, vicepresidente federale in quota calciatori, agita con gli occhi strabuzzati la rassegna stampa di quei giorni. «Lo abbiamo già detto - ha spiegato il presidente Tommasi - lo ribadiamo ancora: senza firma, i calciatori non scendono in campo. Un minuto dopo la sigla dell’accordo noi siamo pronti a giocare». Un rimpallo di responsabilità in una situazione difficile da mandar giù per i tifosi, come emerge dal vivace dibattito sui siti web.
In serata a Rai Sport l’ennesimo botta e risposta tra i due: «Al momento, non esiste una proclamazione ufficiale dello sciopero da parte del sindacato calciatori: in assenza, i club convocheranno le squadre», così Beretta. Ironica la replica di Tommasi: «Siamo ottimisti, fino all’ultimo speriamo che qualcuno si ravveda e firmi...».
Il malumore è evidente, così come le spaccature. E il caos è servito, con la speranza di sentire domani il fischio d’inizio della serie A che si è sempre più affievolita nelle afose e inconcludenti giornate romane. «Sediamoci al tavolo e facciamo un accordo temporaneo di qui a giugno 2012: poi ci risediamo al tavolo, e cambiamo completamente un contratto che nasce già vecchio», la proposta del patron del Napoli De Laurentiis che giunge da Montecarlo, sede dei sorteggi di Champions. Che svela il vero intento dei club: riscrivere per intero l’accordo collettivo e far valere la propria autorità.


Intanto, dopo non essere riusciti a evitare il rinvio, si guarda già alle cupe prospettive dei prossimi giorni. Abete esclude l’intervento d’autorità del Coni, «perché non ne ha i mezzi». Di sicuro il tempo delle mediazioni sembra ormai scaduto.

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