da Londra
I sacchetti di plastica sono i veri killer del mare? Tutte balle senza un briciolo di supporto scientifico. Fanno male sì, ma non da morire.
Ad affermarlo questa volta non sono i produttori della merce sotto accusa, ma scienziati e ambientalisti appartenenti ad alcune delle più importanti organizzazioni internazionali. In Gran Bretagna il dibattito sulla messa al bando dei sacchetti di plastica è da settimane sulle prime pagine dei giornali nazionali soprattutto da quando il primo ministro Gordon Brown ha annunciato di voler costringere i supermercati a far pagare ogni singolo sacchetto descrivendolo come «uno dei simboli più evidenti di danno ambientale». I produttori al dettaglio ed alcuni gruppi di pressione come «Campaign to Protect Rural England» hanno appoggiato il governo in questo progetto, ma molti esperti marini e politici ritengono irresponsabile questa politica.
«Il nostro governo vuole unirsi ad una campagna che non ha alcuna base scientifica - ha spiegato ieri al Times Lord Taverne, direttore di Sense about Science -. Non ci sono prove scientifiche di quello che viene detto a proposito dei sacchetti di plastica. Attaccarle fa sentire bene le persone, ma il risultato pratico è nullo». I detrattori del sacchetto affermano che questo non solo inquina, ma uccide o ferisce gli uccelli e gli animali che popolano la costa. Sarebbe uno dei principali killer di tartarughe, delfini e foche.
Secondo il Times però, non esiste alcun dimostrazione scientifica di tutto ciò, come ha confermato anche David Laist, autore di uno studio sull'argomento pubblicato già nel 1997. Secondo lo scienziato molte morti di animali sono state causate quando questi sono rimasti intrappolati in grandi masse di rifiuti. «I sacchetti non c'erano nemmeno nel groviglio - ha spiegato Laist - la causa maggiore dei decesso erano le reti da pesca e corde. La maggior parte dei mammiferi sono troppo grandi per lasciarsi intrappolare da un sacchetto della spesa. E per gli uccelli non sono certo un problema». Eppure cè chi afferma che invece uccidano più di centomila mammiferi marini e un milione di uccelli ogni anno. Il Times ha appreso che tutto deriva da un interpretazione errata di un rapporto canadese del 1987 secondo il quale tra 1981 e il 1984 morirono effettivamente centomila mammiferi, ma a causa delle reti da pesca. I sacchetti di plastica non vennero mai menzionati. Fu sui risultati di questo studio che, anno dopo anno, si costruì la crociata contro le famigerate «plastic bags». Che certo non saranno belle a vedersi abbandonate sulle spiagge e sicuramente rimangono inquinanti, ma a quanto pare non costituiscono un'arma letale per l'ambiente. Secondo David Santillo di Greenpeace è questa «cattiva informazione scientifica che mina le basi della campagna governativa per la messa al bando del sacchetto».
«Non risolveremo il problema dei rifiuti concentrandoci solo su questo prodotto» ha dichiarato al Times. Insomma, ridurne il consumo è un'azione meritevole, forse ci metterà a posto con la coscienza. Ma non salverà i nostri mari, né i suoi splendidi abitanti.
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