Milano, Palazzo Marino, ore 12. I sindaci del Nord in un vertice definito (forse troppo pomposamente) «storico» hanno scelto: domenica 28 febbraio auto in garage. All’appello hanno risposto un centinaio di comuni sparsi tra Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna. Cento amministrazioni interessate all’inquinamento dell’aria. Ma che, con la scusa dello smog, rischiano di concorrere anche a un non meno deleterio inquinamento «politico». Una forma di veleno più pericoloso dello smog tradizionale, perché il CO2 «ideologico» è un gas contro cui non c’è stop del traffico che tenga.
Il blocco domenicale alla circolazione di auto e moto pare infatti stia assumendo una valenza di lotta al governo, più che di difesa della qualità dell’aria. Insomma, costringere i cittadini a spegnere i motori, sembra sia diventa l’ultima trincea del fronte anti-Berlusconi.
La tattica è strumentalmente fumosa: con la nobile scusa di spazzare le polveri sottili, si alza un bel polverone politico; del resto si sa che ogni occasione è buona per intossicare l’ambiente, soprattutto quello politico.
Non si spiegherebbero altrimenti il proclama al finto aroma di pino silvestre del sindaco di Firenze, Matteo Renzi: «Anche noi stiamo pensando di bloccare per un giorno il traffico per rendere l’aria più respirabile, anche se sono convinto che concretamente non serva a nulla...». Mitico Renzi: ma come, mette in conto di rompere le scatole a centinaia di migliaia di automobilisti suoi concittadini per un qualcosa che «non serve a nulla»? Ma se il fermo alle auto «non serve a nulla» (e sul punto siamo d’accordo col sindaco Renzi ndr), perché mai dichiara di volersi accodarsi al gregge degli eco-pecoroni che la domenica (e solo la domenica) vuole tenere sotto chiave in garage macchine e moto? Il canovaccio è chiaro, con la pantomima dello stop al traffico recitata dalle amministrazioni di sinistra giusto per fare un «dispetto» al premier.
Il Renzi-pensiero ne è la riprova: «Concretamente spegnere i motori per un giorno non serve a nulla, ma se le città danno un segnale è giusto che anche Firenze risponda...». Ma «dare un segnale» a chi? Ovviamente al governo, magari con l’augurio che il «segnale» aiuti a far cadere il premier, o comunque concorra a metterlo ulteriormente in difficoltà.
Sul potenziale «simbolico» dello stop alle auto insistono gli 80 comuni della Pianura padana (la maggior parte dei quali alle prese con problemi assai più gravi dello smog) che ieri mattina a Milano hanno sottoscritto l’adesione alla domenica «ecologica» del 28 febbraio: una schiera, capitanata dai sindaci di Milano e Torino, a cui si aggiungeranno un’altra ventina di amministrazioni.
Il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha lasciato Palazzo Marino assicurando di non aver «sentito voci discordi» mentre la padrona di casa, Letizia Moratti, ha parlato di «adesione più che ampia». Il tema centrale - al netto delle misure demagogiche - è stato sottolineato dalla Moratti a più riprese: «Mi riferisco alle cosiddette misure strutturali che vado elogiando da tempo come unica via certa e duratura per sconfiggere un male che pare sempre più endemico in un’area che è la più produttiva e quindi anche la più inquinata». Sul tavolo c’è infatti un documento che sarà poi approvato da tutti: si stabilisce di costituire un coordinamento permanente dei sindaci della Pianura padana con l’impegno espresso di «far scattare misure straordinarie in condizioni di eccezionale persistenza di inquinanti in atmosfera; indirizzare il fabbisogno di mobilità verso una razionalizzazione dell’uso dell’auto privata; estendere le aree pedonali e le zone a traffico limitato».
Tutti punti sui quali i Comuni di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna chiamano in causa il governo centrale. Il libro sei sogni è ricco: «Provvedimenti normativi volti a semplificare e snellire le procedure per la gestione della mobilità»; «un programma triennale che preveda la sostituzione del parco mezzi pubblici inquinanti con quelli a basso impatto ambientale»; «incentivi per le città che promuovono misure limitative a veicoli inquinanti».
In questo contesto nascerebbe la proposta emersa dalle file dei sindaci dell’Emilia Romagna, che suggerisce una «sovratassa su autostrade e tangenziali» da utilizzare per il «finanziamento delle politiche di contrasto all’inquinamento».
Ecco, una bella «sovratassa», è proprio quello che ci vuole...
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