Sobria atmosfera in casa di Demichelis

«Amo i materiali che da sempre fanno l’arredamento. Come il legno e il cuoio che non passano mai di moda»

Sobria atmosfera in casa di Demichelis

Antonello Mosca

Lorenzo Demichelis è l'amministratore delegato della Valery, un'azienda piemontese che da oltre trent'anni lavora nel mondo della corsetteria, dell'intimo e nelle collezioni per il mare. Prodotti tutti al femminile quindi, improntati alla ricerca e alla creatività, con un mercato di respiro internazionale.
Demichelis ne segue le sorti con grande passione e ha saputo circondarsi di uno staff di altissima qualità capace di garantire, anche in questi momenti poco felici dell'economia italiana, primati davvero invidiabili. Siamo andati ad incontrarlo nella sua casa, un'abitazione dove ciò che ti colpisce a prima vista è quell'atmosfera sobria, composta e tranquilla che è propria delle grandi famiglie del nord-ovest italiano. Un modo di vivere e di abitare comandato da ritmi eleganti e contenuti, che ritrovi in tutto quanto ti circonda, dall'arredo, dalle luci, dalla disposizione di ogni cosa.
Ma la casa di Demichelis non è certo un rifugio qualunque, perché si tratta di una villa, ampia e disposta su due piani che gode del fatto di essere circondata da tutta la splendida natura delle dolci colline del Cuneese e, come nella tradizione, è posta poco distante dall'azienda.
«La quiete e il silenzio - esordisce Demichelis - sono davvero fattori indispensabili per ritemprarsi dagli impegni di lavoro, che divengono ogni giorno più stressanti. E forse il modo di arredare quest'abitazione è stato dettato dalla reazione che nasce dal vivere il quotidiano in una continua lotta di competitività: ho scelto uno stile fortemente tradizionale, privilegiando la sostanza più che la forma. Così, come vede, gli arredi suggeriscono un contegno calmo e riflessivo, senza particolari esibizioni e senza esaltazione del superfluo».
La sua è una operazione che difficilmente si riscontra nel modo di abitare. Ognuno considera la propria casa un rifugio ma poi nella decorazione si rifà a scelte e preferenze tra le più diverse e spontanee.
«Io penso di non aver avuto come punto di partenza uno stile, ma soprattutto una scelta dei materiali, dedicando a questa, proprio come faccio nel mio lavoro, la massima importanza. Così il legno, e in particolare quello di palissandro, gioca un grande ruolo. Nel mio studio tutte le pareti, trasformate in librerie, sono in questa essenza, come pure la scrivania e il telaio delle sedute. Ma il legno domina anche negli altri locali, in tutte le pavimentazioni, variando nei formati e nelle disposizioni: listoni in cucina, spina di pesce nell'arredo, credo che un altro materiale sia il cuoio, per non parlare della pelle: i piani dei tavoli, le poltrone, i divani coperti con questi materiali hanno qualcosa di rassicurante, al di fuori delle mode e delle tendenze».
La tradizione e il suo rispetto si leggono però anche in particolari come i colori e i tessuti.
«Penso che lei abbia visto bene, perché amo il candore riposante del color panna e i tessuti naturali, non tinti. Pensi che usiamo ancora le lenzuola di lino monogrammate del corredo dei nonni. Solo nei bagni può vedere un deciso colore blu mare legato al bianco, che legano senza aggressività con il legno».
Il locale che preferisce?
«Certamente la cucina, arredata come si faceva un tempo, con la grande cappa che domina nell'ambiente e che rappresenta in fondo il cuore di tutta la casa. Per la decorazione delle pareti, oltre ai classici pensili, giocano un ruolo importante le numerose pentole in rame disposte con una determinata armonia. Molto pratici e capaci di essere di vero aiuto nella preparazione dei piatti sono i piani di lavoro, lunghi e profondi, realizzati interamente in legno e in marmo. Forse questo è l'ambiente arredato nella maniera più rustica di tutta la nostra casa.

È il luogo dove prima di cena ci ritroviamo per bere un buon bicchiere di vino. Senza eccedere nel fanatismo mi considero un buon intenditore, appartenendo alla terza generazione familiare di collezionisti. Da buon piemontese. Anche questo fa parte della tradizione».

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