Ora che la Giornata contro la violenza sulle donne è passata tra cartelli nelle metropolitane, spot in tv e pannelli a messaggio variabile sulle autostrade che ci ricordavano dati, cifre e numeri di telefono per arginare il fenomeno - ci sentiamo di dirlo.
La retorica sulla violenza contro le donne è diventata insopportabile. Non più insopportabile della stessa violenza contro le donne. Ma abbastanza insopportabile.
E ci sentiamo di dirlo perché educare il maschio al rispetto della donna sarà anche una responsabilità collettiva, ma la responsabilità di un atto o una parola violenta è sempre e solo personale: e non siamo tutti dei Turetta. Ci sentiamo di dirlo perché noi non abbiamo mai toccato una donna né madre, né moglie, né amante, né figlia contro il suo desiderio; che è l'esempio più efficace. Ci sentiamo di dirlo perché abbiamo il sospetto che la violenza sulle donne sia stata strumentalizzata politicamente: la violenza contro donne di destra è sdoganata a sinistra e viceversa. Ci sentiamo di dirlo perché a volte quelle che predicano bene poi stalkerizzano peggio. Ci sentiamo di dirlo perché tutto ciò che si propone per arginare il fenomeno corsi sull'affettività, affidare la direzione simbolica di un giornale a Gino Cecchettin, leggi sul consenso non ci sembra abbia effetti concreti.
E ci sentiamo di dirlo perché una soluzione alla violenza sulle donne dovrebbe essere rendere più maschi gli uomini (più nobili, generosi, raffinati) e non renderli più femminili o femministi. O peggio: più fragili, insicuri e - dio non voglia - violenti.