
Pubblicata per la prima volta nel 1900 dalla celebre azienda di pneumatici, la Guida Michelin copre più di trenta Paesi e ha venduto oltre 30 milioni di copie. Il suo sistema di valutazione a stelle è ambito dai ristoratori di tutto il mondo, anche perché molti chef stellati – basti pensare a Gordon Ramsay – sono diventati delle celebrità internazionali. Ma ora la pubblicazione deve fare i conti con la religione woke: sì, perché secondo alcuni accademici la Guida Michelin “è razzista, eurocentrica ed elitista”.
La guida è nota per la grande varietà eppure, riporta il Telegraph, i critici in questione sostengono che l’approccio della Michelin sia generalmente “parrocchiale”, tale da ignorare “vaste fasce del mondo”. Ed ecco la sparata: queste omissioni potrebbero essere dovute al razzismo. Questo il j’accuse di Tulasi Srinivas, professoressa di antropologia, religione e studi transnazionali all'Emerson College di Boston: "Non esiste una Guida Michelin in India, una delle cucine più grandi e antiche del mondo, né in Africa con la sua molteplicità di sapori culturali. Forse un pizzico di razzismo nel boeuf bourguignon?" le sue parole in un blog sul sito The Conversation.
La docente non ha dubbi: la Guida Michelin è “intrinsecamente elitaria” per aver celebrato processi gastronomici europei "oscuri" come la "cottura al fuoco" a Stoccolma e la "gastronomia molecolare" in Spagna. "Nonostante un movimento per decolonizzare il cibo ripensando l'eredità coloniale del potere e i modi estrattivi di mangiare, la Guida Michelin ha ricavato la sua reputazione stellare principalmente dalla recensione della cucina europea metropolitana" ha aggiunto. L'espansione della Guida Michelin in nuove regioni è spesso finanziata da enti del turismo o governi locali: la Thailandia, ad esempio, paga oltre 3 milioni di sterline alla guida per classificare i ristoranti di Bangkok. La professoressa ha affermato che questo accordo equivale a un "ricatto": stelle in cambio di denaro.
Altri accademici descrivono la Guida Michelin come il "guardiano" dell'alta ristorazione, concentrandosi sui ristoranti bianchi ed eurocentrici e controllando gli stili di cucina per cui vale la pena pagare un sovrapprezzo. Zeena Feldman, professoressa di cultura digitale al King's College di Londra, ha confrontato le recensioni degli influencer gastronomici sui social media con la Guida Michelin e ha concluso che i primi hanno dato voce a "cucine sottorappresentate" provenienti da diverse parti del mondo. "Dal punto di vista culturale ed economico, la critica gastronomica su Instagram è molto più inclusiva della Guida Michelin” il suo punto di vista sempre su The Conversation.
Insomma, razzismo ed eurocentrismo a palate. Ma fortunatamente i sostenitori della guida non sono rimasti in silenzio. L’ex ispettore Michelin Chris Watson ha stigmatizzato le accuse di razzismo, evidenziando che ci sarà sempre un elemento di esclusività nelle guide gastronomiche che valutano i ristoranti: "La Michelin ha introdotto un premio ‘Bib Gourmand’ che rappresenta le esperienze culinarie con un buon rapporto qualità-prezzo, e attualmente ce ne sono oltre 3.200 nelle Guide Michelin di tutto il mondo. Ha anche introdotto la stella verde, nel 2020, per celebrare i ristoranti che utilizzano ingredienti locali al 100%, un riconoscimento tutt'altro che elitario. E ci sono moltissimi ristoranti indiani in tutto il mondo che hanno ricevuto la stella. Difficilmente razzista".
Una portavoce della pubblicazione ha dichiarato: "La Guida Michelin valuta tutte le cucine secondo cinque criteri universali, senza quote né favoritismi eurocentrici. La sua espansione oltre l'Europa l'ha portata oggi a essere presente in oltre 60 destinazioni in tutto il mondo, dal Messico alla Thailandia, passando per Brasile e Turchia. La Guida celebra la ricchezza e la diversità delle culture culinarie evidenziando oltre 200 stili di cucina, frutto di rigorose ispezioni condotte da ispettori di oltre 30 nazionalità. Trésind Studio, il primo ristorante indiano a Dubai premiato con tre stelle Michelin, El Califa de León, una taquería stellata Michelin in Messico, i famosi hawker center di Singapore e i kebab di Istanbul sono tutti esempi che illustrano perfettamente questa ambizione: celebrare l'eccellenza culinaria universale, senza confini.
Questa diversità si riflette anche nell'ampia gamma di fasce di prezzo tra i ristoranti selezionati dalla Michelin. Ad esempio, alcuni ristoranti stellati in Francia offrono menù da tre portate a meno di 40 euro (34 sterline), mentre alcuni ristoranti stellati in Asia servono piatti a meno di 10 dollari (7,40 sterline)”.