Il labrador, il gatto, la televisione. Dalila Di Lazzaro è seduta sul suo divano color pesca e guarda un programma del pomeriggio. «Parlano damore, anche lì. Illusioni, delusioni». Lo schermo le fa compagnia: «Devo stare in casa così tante ore. Il dolore cronico, la sofferenza è terribile». Lei è rimasta immobile per anni, a causa di un doppio incidente. «Ma non sopporto lapatia. La vita non devessere perfetta per essere meravigliosa: lamore rende bellissima anche la sua imperfezione. Come una pillola, un toccasana». È di questo che parla il suo ultimo libro, Toccami il cuore (in libreria da martedì, è pubblicato da Piemme).
Come mai ha deciso di raccontare le sue storie damore?
«È stato molto faticoso da scrivere, perché racchiudo tutto: gioia, illusione, passione, tradimento, abbandono. Ma credo fosse il momento giusto».
Il libro comincia con una scena di solitudine tremenda...
«Più che solitudine, abbandono. Io non ho mai avuto paura della solitudine, anzi. Ma dellabbandono sì».
Questuomo di cui parla sparisce quasi allimprovviso, dopo 5 anni insieme. Si è spiegata il perché?
«Tante donne conoscono la disonestà di certi uomini. Eppure basterebbe parlare. Chi ha amato dovrebbe aver stima fino alla fine ed essere chiaro, anche se è doloroso. Ed invece... ».
Non saranno tutti coraggiosi, ma neanche tutti meschini...
«No, solo alcuni. Ma ho avuto la sfortuna di incontrarli. Sono vigliacchi, non sanno affrontare le situazioni».
Perché non lha mandato a quel paese?
«Sono stati cinque anni meravigliosi, poi ho scoperto questa sua vigliaccheria... Da sempre la mia grande paura è di essere avvicinata da opportunisti».
Pensa che sia andata così?
«A posteriori sì. Ma è difficile accorgersene subito: chi vuole circuirti è affascinante, ti travolge, ti dà emozioni».
Ma lei, così bella, doveva proprio soffrire per un uomo così?
«Tante donne belle sono state anche sfortunate. Attirano i mosconi ma poche hanno avuto una vita normale, domestica, gradevole. Come Marilyn Monroe o Brigitte Bardot».
Quante sono state le storie importanti?
«Quattro grandi amori. E poi altre storie, inserite qua e là. Non sono mai rimasta single per più di cinque minuti».
Insomma è stata fortunata?
«Sì. Incontrare è una fortuna. Ma chi? È la qualità che è mancata: una persona semplice, intelligente, sincera, con dei valori. Non uno famoso, uno normale. Mia nonna diceva: col tempo e con la paglia maturano le nespole; senza paglia, il frutto viene acido e amaro».
Non sarà sempre stato amaro...
«Certe storie dovevano finire, altre no. Ma alcune donne fingono di non vedere, pur di andare avanti, pur di tenersi un uomo. Io non ci riesco. Non posso».
È vero che ha avuto un centinaio di flirt?
«Ma no. Figuriamoci».
È unesagerazione?
«Migliaia mi hanno desiderato, ma io sono monogama: mi interessa solo luomo che amo».
È sempre stata fedele?
«Sì. In amore e nelle mie idee. Sul tradimento sono molto vecchio stile: ci vuole onestà. Mi piacerebbe trovarla anche negli altri».
E lei? Ha lasciato?
«Sì. Può succedere: basta avere classe e rispetto e dire la verità».
Per fare un bilancio, come si definirebbe in amore? Fortunata, imbrogliata, gratificata?
«Tutti quanti i contrasti. Ho dato e ricevuto, in equa misura».
E ora?
«È la prima volta che sono serena. Ho tanti ammiratori, ma sono un po disillusa. Vediamo se arriverà un principe a toccarmi il cuore».
Cerca ancora il principe azzurro?
«Sto alla finestra. Desidero con tutto il cuore che nasca ancora un grande amore: sono sempre una sognatrice».
Un suo pregio in amore?
«Lonestà».
E un difetto?
«Sono una molto ingenua. Di questi tempi non ce lo si può permettere».
E nel passato sì?
«Prima cera più affiatamento, la famiglia era davvero un mondo. Io credo molto nella famiglia: è lunica forza delluomo. Adoro le vite normali. Sente i bambini che escono da scuola? Ecco, mi ricordano che ci sono delle famiglie».
Altri difetti?
«A volte idealizzo. E mi offendo se qualcuno cerca di compiacermi».
Nel libro racconta storie finite male, ma in altri casi le è andata molto bene. Cè quel giovane, che continua a cercarla per anni, che le sta vicino nel momento dellincidente. Lui non è un bravo ragazzo?
«Lui è un granduomo. Oggi è il mio migliore amico».
Ha avuto un sacco di corteggiatori...
«A migliaia. Un numero inimmaginabile».
È vero che uno le regalò una Ferrari, e lei ci comprò un negozio per sua sorella?
«Sì. Un negozio di primizie al Pantheon. Era il 78. Ma mi han regalato di tutto: perfino una casa e un cavallo da corsa».
Non si è mai risposata?
«No. Mi sono sposata solo una volta, da giovanissima, col padre di mio figlio. Certo di proposte ne ho ricevute uninfinità».
E mai una giusta?
«Il sesto senso mi ha frenata. Se avessi trovato un uomo serio, lavrei sposato. Monica Vitti lha trovato, luomo della sua vita».
Dopo questo libro si ritroverà ancora più corteggiatori...
«Me lo auguro. Ma giusti».
Ha 56 anni. È sempre bellissima...
«Considerato che ho solo sofferto, sì. Non mi sono risparmiata il dolore, ma non si nota».
E la vecchiaia la spaventa?
«Mi sento una ragazzina. Non so come farò a invecchiare».
Farà qualche ritocchino?
«No. Nel dna rimango una fanciulla. E credo ancora alle favole: spero di trovare un uomo affascinante, onesto, serio e che questo sentimento duri per sempre».
E che altro sogna?
«La mia casa al mare. Spero di stare meglio e poterci andare a vivere, in inverno. E il mio più grande desiderio è rendere più efficace la lotta al dolore cronico. Purtroppo esistono migliaia di realtà sconosciute, terribili. Ci sono giorni in cui ricevo anche 80mila lettere».
Che cosa servirebbe?
«Reparti specializzati nella cura del dolore cronico nelle università e in tutti gli ospedali. I medici che se ne occupano sono troppo pochi».
Dopo tanti amori, ha qualche rimpianto?
«Su due o tre storie sì: ma ero scanzonata, avevo troppa sicurezza. Forse se avessi seguito laustraliano... Ma in quel momento non me la sentivo di lasciare tutto. Chissà. Magari ora vivrei in Australia, con cinque figli».
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