Maria Rosa Quario
da Santa Cristina
Stavolta il vecchio Ghedo ha spaventato tutti. Due prove sulla Saslong, due volte miglior tempo, lultima, giovedì, con un secondo e mezzo di vantaggio. Ieri poi, mentre gli altri si davano battaglia in superG, lui, in jeans e maglia della Juve personalizzata, ha fatto un po di salotto al parterre, raccontando che la maglia della sua squadra del cuore è stato un regalo dei bianconeri per il suo 36º compleanno. Non per niente, sulla schiena, sotto il nome Kristian cè il numero 36.
Barba lunga, voce arrochita dalla bronchite, Kristian Ghedina ha laria un po stanca, ma locchio è vispo. «Non ho fatto il superG per tenermi tutte le energie per la discesa, da quindici giorni sono un po malato e non riesco a guarire, ma tengo duro, non posso però esagerare, non ho più letà per farlo. Questa pista però mi ispira veramente, la conosco talmente bene che potrei farla a occhi chiusi, ci ho vinto già quattro volte e mi piacerebbe davvero tanto diventare il primo a fare pokerissimo, lasciando il grande Klammer alle mie spalle».
Già, perché come Ghedina solo la leggenda Klammer ha vinto quattro volte sulla Saslong: lanno scorso la sfida portò a una scommessa persa da Ghedina, che in estate dovette passare una giornata a casa di Kaiser Franz a distribuire gelati per beneficenza. Stavolta nessuna scommessa, ma il ruolo di favorito, quello sì. «È bello riprovare certe sensazioni dopo tanto tempo, della mia seconda prova sono il primo ad essere stupito, so di aver sciato bene ma so anche che si può fare di meglio. Spero solo che le condizioni in gara siano le stesse di giovedì, quando avevo ai piedi sci velocissimi, purtroppo però non è previsto bel tempo. Limportante è che visibilità e neve siano uguali per tutti, io ho il numero 30 e mi va bene».
«Per capire i segreti di questa pista dovrei una volta scendere attaccato alle code di Kristian» ha scherzato ieri Hermann Maier, che fra le sue 51 vittorie non può vantarne nemmeno una in Val Gardena e che vorrebbe tanto colmare la lacuna: «Difficile, perché io qui non capisco proprio come fare ad essere veloce, questa è la pista di Ghedina, non la mia». Dello stesso parere Bode Miller: «Quando Ghedina parte per vincere credo sia dura batterlo, non gli capita spesso ultimamente, ma qui sì, e in prova ha fatto capire chiaramente che il suo unico obiettivo è la vittoria e che a noi toccherà inseguire». Sorrisi: «Bravo Bode, ha capito tutto: ho corso 160 discese di coppa, ne ho vinte 12, mi piacerebbe alzare la media per avere una vittoria ogni dieci gare, so che è dura perché ormai sono vecchio, ma quando serve credo di saper ancora dare la zampata giusta».
Giovedì, mentre aspettava di partire, Ghedina ha visto due camosci sulla neve, poco lontano dal gabbiotto del via. Immediato il pensiero al capriolo che lanno scorso animò il suo rettilineo finale, con quella corsa in parallelo che finì ovviamente a favore dellazzurro e con la povera bestia impaurita che non sapeva più come uscire dalle reti. Da quel giorno, il capriolo è diventato il portafortuna di Kristian. Lultimo podio di Ghedina, un 2° posto, è stato a Chamonix, lo scorso gennaio.
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