da Torino
Negli occhi, la finale di Supercoppa europea tra Milan e Siviglia: «Un vero spot per il calcio - applaude Ranieri, allenatore della Juventus -. Partita bellissima, veloce, piena di pressing e di tutto quello che un allenatore può sognare. Ecco: noi vorremmo arrivare nel più breve tempo possibile a quel livello, potercela giocare alla pari con il Milan e magari batterlo. Nessuna paura però, semmai tanto rispetto». Nel cuore, l'avventura di Cagliari di fine anni '80 con la doppia promozione dalla C1 alla A: «Cagliari è stato il trampolino di tutto - ricorda -. In molti mi dicevano di non andarci perché mi sarei bruciato, invece vivemmo una vera favola».
Una favola che Ranieri vorrebbe replicare anche a Torino, pur gettando acqua sul fuoco quasi per contratto: «I nostri tifosi sono abituati ad avere una grande squadra, ma non ad affrontare rinnovamenti radicali come questo. Io glielo ricordo, ma non posso impedire loro di ambire al massimo traguardo. Noi sappiamo di dovere migliorare ancora molto e di poterlo fare, ma non sono in grado di dire quanto ci manchi per raggiungere il top del nostro potenziale: siamo privi di tutta una serie di riferimenti dal momento che qui è tutto nuovo, dall'allenatore a gran parte dei giocatori. L'unica cosa che possiamo fare è lavorare: poi, l'anno prossimo, cercheremo di migliorarci ancora comprando gente valida o facendo tornare alla base alcuni dei nostri giovani sparsi per l'Italia». Qualcuno avrebbe sognato altri acquisti fin da subito: «Abbiamo fatto il nostro mercato per tempo, prendere altri giocatori non avrebbe avuto senso. Prima capiamo quanto valiamo, poi interverremo. Ho a disposizione un gruppo affiatato, umile e volenteroso: un allenatore non può chiedere di più. Ciò non toglie che non possiamo dirci soddisfatti: siamo la Juve, dobbiamo puntare sempre più in alto».
Raggiungere Milan, Inter, Roma. Battere il Cagliari oggi per rimanere a punteggio pieno e gustarsi così la testa della classifica per altri quindici giorni: questo è l'obiettivo. Questa è la Juve, che «ha bisogno di affetto per crescere e che, grazie ai senatori, ha già permesso ai nuovi di capire la realtà in cui sono capitati. La maglia pesa, ma è bello che sia così. Lavoriamo con entusiasmo e ci aiutiamo l'un l'altro, tutto qui. Tiago? Non è un'incognita e comunque sta crescendo, lui come tutta la squadra». Oggi, però, il portoghese dovrebbe ancora cominciare dalla panchina e lasciare spazio ad Almiron e Zanetti: quest'ultimo, che con Ranieri aveva già lavorato ai tempi di Cagliari, è l'uomo in grado di dare equilibrio al reparto e alla squadra. Peccato che tra Almiron e Tiago la società abbia speso una ventina di milioni abbondanti, ma non è ancora tempo di processi e magari mai lo sarà. Per il momento fila tutto liscio e gli unici refoli di vento li solleva la questione legata al contratto di Del Piero, che Ranieri descrive però come «tranquillo e sereno. E' un ragazzo intelligente, da lui mi aspetto tanto sia dentro che fuori dal campo». Oggi il capitano farà coppia con Trezeguet, dubbi non ce ne sono: Iaquinta, complice un'indisposizione, non è stato nemmeno convocato e sarà quindi la coppia «storica» ad andare all'assalto della squadra di Giampaolo.
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