IL SOGNO: SE GENOVA DIVENTASSE PARIGI

Poche parole. Solo per raccontare un sogno. Il sogno è questo: che, per un giorno, Genova diventi come Parigi. Intendiamoci, niente del genere Se Pariggi ci avesse lu mere, sarebbe una piccola Beri («Se Parigi avesse il mare, sarebbe una piccola Bari») che dicono i baresi, scusandomi anzitempo con i pugliesi per eventuali errori sul dialetto.
E non intendo nemmeno l’idea di avere un o una Sarkozy al pesto. Mi pare che la campagna elettorale abbia ampiamente dimostrato che non c’è nessun Sarkò alle nostre latitudini. Qualcuno che abbia il coraggio di dire cose anche impopolari (ma, in realtà, popolarissime al di fuori delle minoranze o dei comitati che urlano di più e che comandano politici che si lasciano comandare). Qualcuno che abbia il coraggio del politicamente scorretto, come ce l’ha avuto Sarkò su Sessantotto. Qualcuno che dica cose diverse, senza vergognarsene, senza arrossire o senza giustificarsi. Insomma, l’equivalente di quello che è Silvio Berlusconi a livello nazionale o, a livello amministrativo, di quello che è stato Gabriele Albertini per Milano.


Ma di personaggi così, obiettivamente, ce n’è pochi. Da noi non è aria e quindi volo molto più basso. No, il sogno - minimalisticamente - sarebbe quello di vivere un dopo elezioni come quello francese. Scontri nelle periferie esclusi, ça va sans dire. (...)

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