Gian Micalessin
Hanno sfiancato anche il purosangue dellEuropa. Javier Solana, luomo del negoziato a tutti costi, il responsabile della politica estera dellUnione convinto di riuscire là doverano falliti tre anni di negoziati, trattative e minacce, è pronto ad arrendersi. A quasi un mese dallinizio dei colloqui con il negoziatore iraniano Alì Larijani, Solana si rende conto di non aver cavato un ragno dal buco. Capisce di esser stato tirato per le lunghe senza ottenere in cambio nessuna concessione. Realizza che nonostante la rottura con gli americani voluta dalla Francia con lappoggio dellItalia e la ripresa dei colloqui sarà ben difficile convincere Teheran a sospendere larricchimento delluranio prima di avviare una vera trattativa. E allora ricorre anche lui alla solita minaccia, rimette sul tavolo lo spettro delle sanzioni, ricorda allimperturbabile Larijani che dora in poi o si tratta per ottenere qualcosa o si va alla rottura.
«Questo dialogo non può durare allinfinito, ora spetta solo agli iraniani decidere se siamo arrivati alla fine. Se questo è il caso dovremo seguire il secondo binario», ricorda lesasperato Solana parlando davanti alla commissione Esteri del Parlamento Europeo. Questimprovvisa resa nasconde, secondo alcuni, la preoccupata consapevolezza raggiunta nel corso del negoziato. La certezza di una situazione più grave di quanto previsto. Una certezza formatasi facendo i conti con lindisponibilità della controparte. Ma sono solo voci. Il responsabile della politica estera europea per ora ribadisce la minaccia di cambiar carrozza e di scegliere quella in arrivo sul secondo binario. Dove sia diretta lo sanno tutti. Porta dritto dritto al Consiglio di sicurezza. Gli Stati Uniti volevano salirvi a bordo già allindomani del 31 agosto, dopo la scadenza dellultimatum dellOnu che imponeva allIran di scegliere tra la sospensione dellattività nucleare seguita da agevolazioni e trattative o la strada obbligata delle sanzioni. In quei giorni dinizio settembre lEuropa guidata da Francia e Italia preferì rompere con Washington e cercare una trattativa in extremis con lIran. Solana diventò lalfiere del negoziato a tutti i costi.
Ora lalfiere cede il passo. La sua corsa alla ricerca di una soluzione si è arenata su un binario morto. Larijani lha trascinato a fine corsa alternando sprazzi di disponibilità a improvvise chiusure. Riferendo al Parlamento Europeo di quei «colloqui senza fine», come li ha definiti ieri, Solana dà limpressione di sentirsi preso in giro. Di certo ha capito che «lIran non intende impegnarsi ad alcuna sospensione». Secondo il rappresentante europeo «è stata raggiunta unintesa su alcuni punti comuni, anche importanti, ma non cè un accordo sul punto chiave rappresentato dalla sospensione delle attività nucleari prima dellavvio dei negoziati».
A questo punto lunica via duscita è una mozione concordata tra i cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza capace di trasformarsi quanto prima in un risoluzione punitiva. Esattamente quanto chiesto dallAmerica un mese fa nonostante le critiche di molti Paesi europei improvvisamente convinti di poter tentare unulteriore trattativa. A ricordarlo sommessamente ci ha pensato ieri il segretario di Stato Condoleeza Rice durante la tappa palestinese del suo viaggio mediorientale. «Cè stata molta pazienza - ha detto la Rice evidentemente informata della resa di Solana - ma ora la necessità di portare a compimento la sempre aperta questione del negoziato con lIran mi sembra quanto mai evidente».
Secondo voci provenienti dai vertici dellUnione Europea i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia e Cina, in qualità di membi permanenti del Consiglio di sicurezza e il ministro degli Esteri della Germania (in qualità di negoziatore con lIran) potrebbero riunirsi già nel fine settimana a Vienna. Lunica incertezza riguarda come sempre la Russia. Il principale partner commerciale dellIran anche in campo nucleare resta contrario alle sanzioni e potrebbe non partecipare allincontro nel tentativo di rinviare qualsiasi decisione.
Le parole dello scorato Solana non sembrano intanto smuovere di un passo gli iraniani.
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