Chi lo ha letto, o ha spulciato anche solo qualcuno dei suoi racconti, lo sa bene: il mondo e la scrittura di Mario Soldati - romanziere ma anche sceneggiatore, regista, critico darte, giornalista, attore e persino testimonial del Marsala Florio! - traggono molto della loro forza dallessere sempre in bilico tra cosmopolitismo e provincialismo. Soldati, di cui questanno si festeggia il centenario (nato a Torino nel 1906, è morto a Tellaro, La Spezia, nel 1999), viaggiò molto, visse a lungo negli Stati Uniti quando insegnava alla Columbia University, frequentò con disinvoltura le culture francese e anglosassone, lavorò nel cinema e nella televisione; e nello stesso tempo era attaccatissimo alla sua terra e alla sua Tellaro (quando la scoprì alla fine degli anni Sessanta se ne innamorò e non labbandonò più), si sentiva a casa nelle «sue» osterie col campo di bocce, gli amici vignaioli (ma a tavola cè posto anche per artisti, industriali, operai...), i contadini con cui divide il pranzo, limmancabile sigaro tra i denti, sotto il pergolato di una trattoria in cui ti imbatti appena scantoni in qualche strada secondaria, magari a poche centinaia di metri dalle grandi vie del traffico...
Questo mondo di Soldati, un mondo ormai scomparso - erano i tempi in cui «nei restaurants e nei buffets delle stazioni... si mangiava costantemente in un modo meraviglioso» - è ricostruito nellantologia Da leccarsi i baffi. Memorabili viaggi in Italia alla scoperta del cibo e del vino genuino (DeriveApprodi, pagg. 302, euro 15; a cura di Silverio Novelli) che raccoglie le pagine più belle di Soldati dedicate al mangiare e al bere. Sono brani di diario (soprattutto dai taccuini Un prato di papaveri e Lo specchio inclinato), frammenti del famoso viaggio-reportage Vino al vino, ma anche racconti e novelle piuttosto che «bocconi» da America primo amore o da La messa dei villeggianti.
Che sia un canestrello di lamponi di stagione comprati da una ragazzina sulle montagne di Pontremoli, o un piatto di rane in guazzetto accompagnate dal Canneto di Broni gustate nellOltrepò Pavese; che sia la farinata di ceci specialità del Lüchín oppure le mille degustazioni di vini, dalle Alpi al Gennargentu, il Soldati-narratore ha però sempre la meglio sul Soldati-gourmet o sul Soldati-sommelier. E per fortuna. Parlare di Tortelli con le erbette o del Gragnano color rosso rubino, delle anguille di Comacchio o del rarissimo Chambave, è in fondo soltanto un pretesto, unoccasione in più per «pennellare» laspetto e lo spirito di un paese e di un popolo.
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