Soldati indispensabili contro gli agitatori favoriti dalla sinistra

Soldati indispensabili  contro gli agitatori  favoriti dalla sinistra

di Claudio Papini

Pur restando dell'opinione che gli squinternati - che ieri nel centro storico hanno (parzialmente) impedito la raccolta delle firme del PdL (per richiedere l'intervento dell'esercito nella nostra città) - finiscano per aiutare, indirettamente e loro malgrado il centrodestra (in quanto evidenziano di quel che è capace l'estremismo di sinistra agli occhi di tutti i politicamente incerti), è però vero che tali fenomeni non possono essere minimizzati (o peggio trascurati). Queste forme parasquadristiche sono ormai endemicamente presenti in giro per l'Italia. Genova è città più tranquilla rispetto ad altre della penisola, più sonnacchiosa; se non meno ricca di contraddizioni queste ultime sono non così tanto acuite come altrove. E tuttavia come dimenticare quello che accadde nelle circostanze del luglio di otto anni fa, proprio nelle circostanze del G8 (anche allora Presidente del Consiglio dei Ministri era Silvio Berlusconi). D'accordo, nel 2001 vennero a Genova (e vi furono convogliati) agitatori da mezza Europa che però fruirono di aiuti locali quanto a informazione e organizzazione. Il che fa intendere che localmente sussistono forme politiche che hanno come loro precipuo compito l'organizzazione della protesta nei confronti dei governi loro poco graditi (e nei confronti del centrodestra in particolare). Ora anche nelle circostanze presenti (ben più modeste come impatto a confronto del 2001 però egualmente significative in relazione alla problematica in atto), si pone una questione che riguarda specificamente il centro storico. Quest'area infatti viene considerata dagli agitatori come cosa loro. Un vero e proprio «santuario» (non dissimile dalla «corte dei miracoli» di un tempo) dove agitatori e agitati riescono a produrre effetti maggiori. Si realizza in quest'area un incontro fra elementi politicamente «anti» e quella bohème, tanto passionale quanto infantile, sempre pronta a cogliere l'occasione per mobilitarsi (anche, e soprattutto, senza conoscere bene il senso delle questioni. Di tale senso peraltro essa se ne infischia).
In effetti è inevitabile (anche se il discorso va ben oltre lo stesso centro storico) che anche a Genova la presenza dei militari venga realizzata. Questi episodi lo dimostrano piuttosto bene. È vero che poi il problema non è solo di ordine pubblico. La parte più antica della città (di cui Genova appunto continua a vantarsi) andrebbe ridimensionata, proprio nel senso di aprire parecchi altri spazi e diradare quindi la densità degli agglomerati abitativi. È un'idea non nuova di cui decenni fa si discusse ma che poi, come quasi sempre è accaduto, si è persa per strada. Il centro storico è diventato con il passare del tempo troppo assiepato. La concentrazione di extracomunitari (fra i quali parecchi clandestini) ha prodotto situazioni difficili legate alle necessità individuali (e familiari) non sempre soddisfatte da redditi regolari leciti. La presenza di agitatori e di individui suggestionati da ideologie politiche aggressive, trovando terreno fertile, ha naturalmente contribuito a creare inneschi per le più diverse forme di disordine. In barba al lato legittimamente positivo delle manifestazioni per i diritti (di cui tanto si compiace la sinistra), la realtà poi presenta questi generi di esplosioni contro le proposte per migliorare un territorio che qualcuno si ostina a considerare «suo».

Sarà inevitabile per il centrodestra di governo della città prossimo venturo riproporre di nuovo la questione del centro storico e affrontarla almeno parzialmente per quelle parti che sono di stretta competenza dell'ordine pubblico. Non è che la polizia non agisca; sono le forze dell'attuale governo cittadino che tendono a favorire gli agitatori e gli agitati che recentemente hanno dato bella (!) prova di sé in piazza Banchi.

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