Politica

Soldi e scatti, il tesoro segreto sequestrato in Svizzera

Centinaia di immagini e quasi 700mila euro nascosti in tre cassette di sicurezza

da Milano

C’è foto e foto, e non tutti gli archivi hanno lo stesso valore. Il «tesoro» di Corona, fatto di denaro e scatti compromettenti, potrebbe non limitarsi ai file trovati nei computer della sua agenzia milanese. Altre istantanee, che avrebbero potuto fruttare decine di migliaia di euro o servire per qualche ricatto, sarebbero state individuate in Svizzera, proprio lì dove gli investigatori potentini sospettavano fosse finito anche un bel mucchio di denaro.
Un patrimonio che il paparazzo dei vip e la moglie avrebbero trasferito in terra elvetica partendo una notte in auto da Milano: si parla di circa 700mila euro fatti sparire da un conto intestato a Corona e alla Moric per essere riciclati. In tre cassette di sicurezza, elvetiche, oltre ai soldi, sarebbe stato sequestrato materiale fotografico. Così fosse, ci si dovrebbe chiedere per quale motivo questi scatti siano stati «blindati» oltreconfine, mentre altre foto - quelle già sequestrate - semplicemente accumulate nei pc della «Corona’s». Mancano però conferme e dettagli. L’operazione sarebbe stata avviata dal procuratore ticinese Arturo Garzoni nei giorni scorsi, eseguendo una rogatoria internazionale legata a Vallettopoli. Stando a Ticinonline, Garzoni non ha infatti né confermato né smentito il sequestro del denaro, circa un milione di franchi svizzeri, pari a 617mila euro. «Garzoni- si legge sul portale della Svizzera italiana - non esclude che possa essere aperto un procedimento autonomo in Svizzera, a seconda delle carte che arriveranno dall’Italia».
Prudente il legale di Corona. «Sappiamo di una rogatoria internazionale - spiega -, ma non siamo a conoscenza di sequestri effettuati, perché non abbiamo avuto alcuna notifica». Cosa che potrebbe avvenire nei prossimi giorni.
Gli inquirenti scavavano nei conti, tra la Ubs, Cs, Bpl Swiss di Lugano e altri istituti di credito della città ticinese. Proprio su alcune operazioni bancarie oltreconfine, attribuibili a Corona o alla moglie Nina Moric (la quale, interrogata a febbraio dal pm Woodcock, aveva negato di sapere che il marito avesse fatto sparire dal loro conto in comune circa 700mila euro), i magistrati potentini nei giorni scorsi avevano chiesto lumi a Lele Mora. L’«agente delle star», dallo scorso gennaio, aveva ottenuto una residenza temporanea di 5 anni nel Canton Ticino, anche se - secondo indiscrezioni - dopo lo scoppio di Vallettopoli, l’ufficio permessi e immigrazione del Cantone avrebbe avviato una verifica dell’iter.


Del resto l’accelerazione delle pratiche per la residenza svizzera di Mora e i reiterati viaggi oltreconfine, spesso compiuti insieme a Corona (che in diverse intercettazioni parla di agenzie bancarie e si preoccupa di rinnovare il passaporto) erano già emersi durante l’inchiesta.

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