Controcorrente

Soldi, web e taxi gratis per ripopolare i borghi abbandonati

Il Molise inventa il reddito di residenza per chi resta In montagna si punta su banda larga e bonus bebè

di Daniela Uva

Poco più di 300mila residenti, due sole province e una costellazione di minuscoli borghi immersi nella natura. Territori che, anno dopo anno, si svuotano rischiando di sparire per sempre.

Per questo il Molise, la Regione italiana che secondo un ironico detto popolare «non esiste», ha deciso di lanciare il suo personalissimo reddito di cittadinanza. Lo hanno battezzato «reddito di residenza attiva» ed è la prima misura a carattere territoriale in Italia. Prevede che l'amministrazione versi 700 euro al mese per tre anni a chi deciderà di trasferirsi nei Comuni che contano meno di duemila abitanti sono 107 sui 136 totali -, aprendo anche un'attività. A patto di non abbassare le saracinesche prima che siano trascorsi almeno cinque anni.

L'obiettivo è far rivivere luoghi ormai quasi dimenticati, portando nuova linfa all'economia e al mercato occupazionale. La notizia ha fatto il giro del mondo, al punto che le domande di ammissione stanno arrivando anche da Brasile, Canada, Giappone, Argentina, Stati Uniti e Africa. I requisiti necessari? È sufficiente essere cittadini italiani (basta anche la doppia cittadinanza), dell'Unione europea o essere in possesso del permesso di soggiorno per lungo periodo, almeno per cinque anni. E avere voglia di impegnarsi con una start up o di trasferire nel piccolo centro la sede legale e operativa della propria impresa. Questa idea è solo l'ultima, in ordine di tempo. Perché negli ultimi anni si sono moltiplicati i programmi di ripopolamento più o meno originali, da Nord a Sud. Moltissimi borghi hanno, per esempio, cominciato a svendere le case dei centri storici a un euro. Le abitazioni sono vuote da anni, abbandonate dai proprietari che hanno deciso di provare a fare fortuna nelle grandi città, e per questo rischiano di deteriorarsi.

E così oggi vengono proposte a un prezzo simbolico, con l'obiettivo di farle tornare a vivere. Ci sono poi piccoli Comuni che puntano sugli incentivi economici. È il caso di Borgomezzavalle, in Piemonte, che propone un bonus bebè di mille euro per ogni nato dal 2016 in avanti. E poi c'è chi cerca di attirare nuovi residenti con la tecnologia, potenziando banda larga, servizi scolastici e offerte turistiche. «Ci sono paradisi di montagna nei quali lo spopolamento è arrivato all'80 per cento - conferma Antonella Tarpino, presidente della Rete del ritorno -. Per decenni non c'è stato alcun incentivo per frenare questo fenomeno». Il risultato è che negli ultimi dieci anni i paesi con meno di tremila abitanti sono la metà dei Comuni italiani hanno perso più del 6 per cento della popolazione. Nei 115 più esposti al fenomeno il tasso di abbandono ha superato il 60 per cento. Specialmente nelle province di Bolzano, Vicenza, Imperia, Trieste, Caltanissetta ed Enna. Una lenta agonia che oggi sindaci e amministratori cercano di arginare.

In modo creativo, come dimostrano quattro storie particolari.

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