da Genova
Si parla di un film di cui nemmeno regista, produttore e interpreti sanno il titolo. Né sanno quando uscirà. E, di conseguenza, non sanno neppure se andrà a qualche festival, Cannes o Venezia, Roma o Torino. Eppure, nonostante questo approccio minimalistico - in qualche modo terribile per una conferenza stampa alla fine della quale i giornalisti si chiedevano spaesati: «Ma qual è il titolo?» - si parla di un film che ruota attorno al più forte degli argomenti: la forza dellamore e la possibilità di superare ogni difficoltà grazie allamore.
I signori che hanno il coraggio di portare avanti un concetto così semplice da essere rivoluzionario sono Silvio Soldini, Lionello Cerri, Antonio Albanese e Margherita Buy, rispettivamente regista, produttore e interpreti del film girato in queste settimane a Genova e per il quale nei prossimi giorni inizierà la fase di montaggio. Sul frontespizio delle cartelline con il materiale di scena cè scritto: «Il nuovo film di Silvio Soldini (titolo da definire)». Nelle prime fasi della lavorazione, che si è svolta interamente a Genova, dal 24 novembre a ieri, il titolo provvisorio era Elsa, il nome del personaggio di Margherita Buy. Colei che - con il suo carattere, la sua forza e il suo amore - salva la famiglia che rischia di andare a pezzi dopo che Michele (Albanese), piccolo imprenditore benestante, viene estromesso dalla società che lui stesso aveva fondato. Creando un effetto domino ai confini del tragico: conti in rosso, casa lussuosa in vendita e migrazione nelle periferie più povere, depressione e distanza fra i due sposi. Fino alla catarsi, quando a un passo dalla rottura si accorgono che rischiano di perdere il bene più prezioso, lunico per cui vale la pena di combattere: lamore che li unisce. «Abbiamo anche pensato di titolarlo Elsa e Michele - sorride Albanese - ma faceva molto salone di bellezza».
Si respira un bel clima sul set di questo film senza titolo. Anche se Soldini e i protagonisti mettono in fila una serie di parole da brividi: «lutto materiale», «crollo economico», «momenti difficili», «abbrutimento», «scheletri», «perdita delle sicurezze», «problemi», «sbandamenti», «debolezze», «frustrazione»... Eppure, si respira positività. Serenità, soprattutto. Come se tutti, da Soldini allultima delle comparse, si fossero effettivamente molto divertiti sul set: «Nonostante le difficoltà - anche difficoltà pratiche, come limpossibilità di parcheggiare i nostri tir nei vicoli - latmosfera sul set è sempre stata bellissima. Otto settimane meravigliose. Le cose hanno funzionato sempre benissimo, meglio che in tutti gli altri miei film». Aria bella. Ne risente persino Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria, che a un certo punto dice ai giornalisti: «Ma sapete che non mi sono mai divertito tanto a una conferenza stampa?».
Aria bella. Persino con un film che non ha la leggerezza programmatica come punto di partenza: «Partiamo da un dramma. La leggerezza aiuta ad affrontarlo». Aria di successo nelle sale. Soldini racconta il passaggio dal trionfo di critica e di pubblico di Pane e tulipani, ai non-successi di Brucio nel vento e di Agata e la tempesta, il film che peraltro gli ha dato lidea di ambientare quello nuovo a Genova: «Lì avevo conosciuto la città, ma cerano molti interni. Quindi ho deciso di tornarci per mostrarne anche gli esterni».
Laria serena del Nord-Ovest fa raccontare a Soldini lottovolante nelle sale: «Il successo è imprevedibile. Quello di Pane e tulipani è stato stranissimo: scrissi il film con una velocità incredibile, trovai subito anche i soldi e uscimmo in dodici sale. Poi, fu un crescendo: ogni settimana aumentavamo le copie e gli spettatori. Ma io rivendico anche Brucio nel vento e Agata, che comunque non è andato affatto male e ha ripreso i suoi soldi.
Sorride, Silvio Soldini. Sorride, Antonio Albanese. Sorride, nei limiti in cui sorride lei, Margherita Buy. Parlano damore. Il titolo, verrà.
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