L'odissea che la famiglia Cannarella è costretta a vivere da più di un anno è incredibile e, a causa di un iter burocratico contorto e malvagio che la sta portando alla disperazione, si è rivolta al nostro giornale perché sia resa pubblica. Danila e Mario abitano a Molassana da sempre e qualche anno fa, dopo essersi sposati, decisero di completare la famiglia adottando un bimbo: un gesto d'amore che mai e poi mai pensavano li avrebbe portati a subire tante umiliazioni e a sopportare altrettante ingiustizie. Purtroppo, il piccolo Davide (che oggi ha 10 anni) è disabile. Infatti ben presto la coppia scoprì che il loro bimbo soffriva di psicosi, ansia depressiva, impaccio motorio, instabilità, problemi comportamentali, disturbo del linguaggio e cromosotopia. Praticamente era invalido al 100% e, naturalmente, bisognoso di cure speciali. Fino a qualche anno fa entrambi i genitori lavoravano, ma dopo il riconoscimento ufficiale della malattia, su consiglio delle strutture ospedaliere neuro psichiatriche, la madre fu costretta ad astenersi completamente dal proprio lavoro, un tranquillo e ben remunerato posto in banca. Ma il beffardo destino decise che tutto ciò non bastava e l'anno scorso lo sfratto per fine locazione li mise ulteriormente in gravi difficoltà. Cominciò così l'intricato percorso burocratico affinché venisse loro assegnato un alloggio presso una casa popolare di Molassana, in maniera tale che al minore non venisse a mancare il proprio habitat, importante per mantenere l'integrità della sua salute psichica. Pertanto una casa nel quartiere di Molassana sarebbe stata di vitale importanza al fine di mantenere il rapporto di fiducia creatosi tra lui e le persone che ha imparato a conoscere e delle quali si fida ciecamente (nonne, zie, compagni di scuola, maestre e personale medico di supporto). Infatti, il piccolo Davide nel frattempo si è inserito alla perfezione presso la scuola elementare di Pino Sottano dove, da tempo, ha intrapreso un lavoro educativo e riabilitativo, un percorso necessario per alleviare la sua già critica situazione. Ma nonostante nel quartiere esistano case comunali sfitte, alcune occupate abusivamente e talune addirittura date in affitto a fantomatiche associazioni (ad una cifra irrisoria) che hanno il solo scopo di organizzare mangiate sociali o partite di briscola, alla famiglia è stato assegnato un alloggio niente di meno che a Quezzi alta, impossibile da raggiungere sia con auto (che i coniugi non possiedono), sia con i mezzi pubblici. Così Maurizio Cannarella è stato costretto a rifiutare l'assegnazione e si è rivolto a tutte le istituzioni, le quali gli hanno dato ragione e fatto tante promesse, ma a distanza di mesi nulla è cambiato e della casa nemmeno l'ombra.
Adesso che la situazione comincia a precipitare pericolosamente (allo sfratto esecutivo dello scorso novembre è seguita una proroga del giudice che ha permesso alla famiglia di rimanere nell'alloggio ancora per 7 mesi), la fatidica data del 30 giugno 2007 si avvicina inesorabilmente e la disperazione della famiglia aumenta ora dopo ora. Le tristi e rassegnate parole del capofamiglia Maurizio sono il sintomo di tale disperazione: «Ci siamo rivolti a tutti, dal sindaco e vice sindaco al sindacato degli inquilini, dagli assessori comunali alla circoscrizione, ma da tutti abbiamo ricevuto belle parole, tante promesse ma nulla di più. A Molassana, continua l'uomo, danno le case agli zingari e tante altre sono occupate abusivamente, addirittura hanno assegnato, a bassissimo costo, enormi alloggi a sedi di partito. Noi, pur di non traumatizzare il nostro bambino, ci accontenteremmo anche di una sola stanza, ma pare che questo sia un problema insormontabile».
La decisione che i genitori hanno preso è drastica: «Se entro un mese non ci assegnano una casa compatibile alle esigenze del nostro bambino, io e mia moglie ci incateneremo davanti al Comune e inizieremo lo sciopero della fame».
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