Solitario ed intrigante: perché piace Montalbano

Grande successo del primo episodio della nuova serie dove il commissario è soltanto un po’ più cicciottello ma sfoggia le virtù che lo rendono un eroe

Solitario ed intrigante: 
perché piace Montalbano

Lunedì sera ho disdetto qualsiasi appuntamento, alle venti avevo già cenato e alle ventuno ero davanti al televisore a vedermi la nuova serie di Montalbano. Il commissario era in gran forma, leggermente appesantito nel fisico, ma, si sa, superata una certa età i peccati di gola si smaltiscono con più difficoltà, l’inchiesta che gli capitava fra le mani era particolarmente complicata, c’era un’assassina sudamericana, bella da far girare la testa, dietro cui il vice di Salvo e suo grande amico, Mimì Augello, perdeva la testa, c'erano più delitti di sesso che di magia, alla fine il nostro eroe risolveva il caso, salvava la reputazione di Mimì e si meritava il suo abbraccio.
Io non so perché mi piace Montalbano, o meglio lo so benissimo, ma non c'entra niente con la serie in sé. Voglio dire, non è l'interpretazione, accurata anche nei personaggi più secondari, né la regia, senza sbavature, ammiccamenti, retorica, né l'intreccio, mai tirato via, mai inverosimile e mai banale. E' che innanzitutto vien fuori un'Italia, un paesaggio italiano da mozzare il fiato. C'è questa luce che corre sul mar di Sicilia e lo incendia e incendia le campagne e i paesi, illumina i muri a secco, delinea i contorni di palazzi antichi di pietra, gli interni di cortili e di fichi d'india, il lastricato delle strade, i terrazzi a strapiombo sul Mediterraneo...
C'è questo culto umile e insieme sontuoso del cibo, cannoli alla siciliana, spaghetti con il granchio reale, spigola arrosto, un vino rosato a innaffiare il tutto e si capisce perché poi il cibo è cultura e quel cibo è cosa nostra, nel senso buono del termine, e non dobbiamo andare a lezione da nessuno, non c'è artificio di Francia che tenga e se agli altri piace il fast-food e il sushi e l'hamburger che se lo mangino loro e, per dirla con Montalbano, «non ci scassassero i cabbasisi».
E poi c'è questo universo maschile, perché inutile nascondercelo, Montalbano piace alle donne per come le donne si illudono che il maschio sia, protettivo e affidabile, generoso e cavaliere, ma comunque virile, non una via di mezzo. Un miraggio, insomma, perché di maschi così si è rotto lo stampo e non se ne fanno più, ma ci illudiamo anche noi, che di quel sesso facciamo parte, che se ne possa perpetuare la specie, che si sia tutti d'un pezzo, ma senza perdere la tenerezza, onesti ma senza essere fessi, disposti al sacrificio perché in nome dell'amicizia.
E' un senza famiglia Montalbano, gli sono morti i genitori, è uno scapolo come vorrebbe esserlo ogni marito italiano: con la propria donna a distanza, che ogni tanto arriva e lo fa felice, e poi se ne riparte e lo fa ancora più felice, perché ciò che uccide è la consuetudine che si porta con sé la noia, la ripetitività dei gesti, il soffocare degli spazi angusti, dove a forza di cedere per far contenta l'altra persona alla fine si è soltanto scontenti in due.
Un solitario, insomma e però non un uomo solo, uno che ha i suoi piccoli riti, le sue piccole manie, le sue tristezze e i suoi incubi, ma che ogni mattino spalanca il balcone della sua casa sul mare e quando è la bella stagione (ma quand'è che la stagione non è bella nel sud...) si fa la sua nuotata avvolto in un silenzio che il rumore delle bracciate riesce a malapena a scalfire.

Fra tante brutture, imbrogli, impicci e delitti, Montalbano ci riconcilia con una certa idea dell'Italia e degli italiani, il volto serio di una nazione antica, che ne ha viste tante e tutte le ha superate, sufficientemente smagato per non prendersi troppo sul serio, sufficientemente orgoglioso per non sminuirsi più del giusto. Un italiano, appunto.

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