«È solo un documento di parte la battaglia del Prc continua»

Agnoletto: oltre alle ragioni ecologiche e sanitarie mancano anche i soldi, ecco il perché di questo dossier


Vittorio Agnoletto, eurodeputato piemontese di Rifondazione e leader no global, che ne pensa del dossier De Palacio?
«Chiariamo subito che non ci troviamo di fronte a una posizione ufficiale né del Parlamento né della Commissione europea, come tutti pensano, ma a un documento espresso da tecnici scelti da Loyola De Palacio, che è una delle parti in causa: è la responsabile del progetto Corridoio 5 e da quando era commissario europeo ai Trasporti ha legato il suo nome all’alta velocità. Oggi viene semplicemente presentato il rapporto di una delle parti coinvolte nel progetto, che non rappresenta il punto di vista delle istituzioni».
Ieri Jacques Barrot, nuovo commissario ai Trasporti, ha però detto che il dossier è una buona base per discutere.
«La posizione della Commissione è precisa: ha avviato una pratica di infrazione contro l’Italia perché la legge obiettivo cancella la valutazione di impatto ambientale (Via) dai progetti definitivi per le grandi opere. E il Parlamento europeo attraverso la “commissione Petizioni”, dopo aver mandato una commissione a verificare, ha fatto presente che il primo progetto di grandi opere privo di Via è la Tav. Dunque, la valutazione va fatta e non può essere certo sostituita da un parere di una delle parti in causa. Quella della De Palacio è una forzatura».
Ma lo studio non era stato redatto da esperti indipendenti che hanno lavorato quattro mesi?
«A quanto ne so, il dossier pone sostanzialmente questioni di metodo. L’iniziativa della De Palacio appare un estremo tentativo di rilanciare la Tav dopo che nell’assestamento delle previsioni finanziarie 2006-2013 non ha ottenuto quanto sperava. I fondi europei per le grandi opere rimangono bassissimi: erano precipitati da 20 miliardi di euro a 6 e ora sono risaliti a 6,5, mezzo miliardo di euro in più. Oltre alle questioni ambientali e sanitarie, mancano pure i soldi. L’unica possibilità di costruire la Tav è una scelta frontale del nuovo governo di andare avanti, ma non credo che lo farà: non c’è nel programma unitario, e poi l’Unione ha promesso che cercherà il consenso della popolazione. Che non verrà mai».
Rifondazione a Torino si è accordata con il sindaco Chiamparino per riconoscere il verdetto del nuovo Osservatorio sulla Tav. Come giudica l’intesa?
«La mia posizione è netta: la Tav non s’ha da fare. Non è venuta meno nessuna delle ragioni ambientali, sanitarie, di disefficienza economica contrarie all’opera. Mi risulta che questa sia anche la posizione espressa dalla segreteria nazionale di Rifondazione. Non penso che il Prc possa mai aver neppure ipotizzato uno scambio tra la Tav e qualunque altro posto istituzionale. Il no all’alta velocità è una parte identitaria della posizione di Rifondazione, perché contesta un modello di società globalizzata centrato sulle grandi opere e sullo sventramento delle comunità sociali».
E neppure Loyola De Palacio vi farà cambiare idea?
«Nel modo più assoluto, anche perché non mi risulta che il rapporto contenga dati scientifici e ambientali diversi da quelli raccolti fino adesso».
Però viene presentato in prefettura con grande ufficialità.


«Mancano i fondi europei, la Commissione e il Parlamento di Bruxelles chiedono di rifare le Via e il nuovo governo italiano non ha nel suo programma la costruzione della Tav. Di fronte a tutto ciò, quel dossier è lo sforzo disperato di rilanciare la Tav tentato da chi la vuole costruire a qualsiasi costo».
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