«Solo necrofilia la ricerca delle ossa della Gioconda»

Fra un paio di mesi, il 21 agosto, sarà trascorso un secolo dal furto della Gioconda. Il «caso», come molti ricorderanno, si chiuse nel 1913 quando Vincenzo Peruggia, il ladro «gentiluomo» che voleva restituire il quadro all’Italia, venne arrestato mentre cercava di venderlo a un mercante d’arte fiorentino. Dopo un tour agli Uffizi e a Roma, l’opera di Leonardo tornò al Louvre, mentre Peruggia scontava il suo anno di galera.
Per ricordare quel «giallo» con happy end, ieri, proprio a Firenze nell’Hotel... pensate un po’... «La Gioconda» si è tenuto l’incontro pubblico dal titolo «Una Gioconda riscoperta nel centenario della Gioconda rapita». Chi si attendeva un concerto di violini e un panegirico incentrato sull’aggettivo «riscoperta», pensando alla recente campagna di scavi nell’ex convento di Sant’Orsola e dintorni alla ricerca delle spoglie di Lisa Gherardini (1479-1542), la presunta modella del sublime maestro, non è rimasto semplicemente deluso: ha preso una legnata sul naso.
A impugnare parole contundenti è stato il presidente del «Museo Ideale Leonardo da Vinci», Alessandro Vezzosi. Quelle ricerche, ha detto a margine dell’evento, «sono un’operazione di delirante necrofilia» dalla quale «i veri studiosi di Leonardo si tengono ben alla larga. Mi pare che l’obiettivo di questa indagine possa essere solo ottenere risonanza mediatica. In nessuna inchiesta scientifica seria si inizia a scavare senza sapere esattamente cosa si sta cercando, e il clamore di stampa ricercato dai suoi promotori non garantisce il clima adatto a un’indagine seria».
Vezzosi è un purista, un autentico seguace del culto leonardiano, e non vede di buon occhio le «violenze» alla memoria della nobildonna e, di riflesso, a Leonardo medesimo. Ma certo anche i comuni osservatori neutrali del grande circo partito il 27 aprile scorso e non ancora terminato sono rimasti un tantino spiazzati dalla valanga di cosiddette notizie infarcite di «sarebbe», «potrebbe», «dovrebbe», affastellate intorno a un’operazione in stile Indiana Jones. Si è parlato, in ordine cronologico, di georadar infilzati nel terreno, di mobilitazione delle tv di tutto il mondo (compresa Al Jazeera), della principessa Natalia Strozzi Guicciardini che prima ha gridato allo scandalo («lasciate riposare in pace la mia antenata») e poi ha seguito («con grande commozione») gli scavi.

A seguire: si è incappati nella solita necropoli romana, quindi in uno strato di cemento armato risalente all’epoca della trasformazione del convento in caserma, quindi in una misteriosa cripta, quindi in ossa varie ed eventuali, compreso l’osso di un alluce femminile, quindi in un cranio, quindi in un altro cranio incistato nel cemento...
Per il momento, l’unica Gioconda «nuova», non in... polvere e ossa, ma su tela, è quella presentata ieri a Firenze: un’imitazione di Bernardino Luino. Pare, sembra, si dice.

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