Solo ora si saprà se Mou è davvero Special

Se non ci fosse di mezzo la piallata del Massimino, sarebbe la giusta tensione per sbarcare a Stamford Bridge e giocarsela alla pari contro chi, qui a San Siro, ha dimostrato di essere una squadra di alta caratura e superiore all’Inter attuale. Catania non ha spiegato niente che non si conosceva, Josè Mourinho davanti alla possibilità di fare tre punti, preferisce rischiare di non farne uno. È un atteggiamento che ha sempre pagato, ma non quando manca lui in panchina, quest’anno la media punti in campionato con il portoghese al suo posto è stata finora di 2,2 punti a partita, quando sale in tribuna la media scende a 1,6. Chi non conosce Josè ha tentato di aprire un fronda nei suoi confronti: «Nel momento in cui doveva intervenire - ha detto il suo fraterno amico Pietro Lo Monaco ad del Catania -, non ne ha azzeccata una». Josè ha capito da tempo che deve cambiare la testa dell’Inter, il suo è il modello inglese, lui la figura del general manager a tutto campo, i giocatori dei precari ben pagati, tu sei dentro la squadra, tu sei fuori dalla squadra, il presidente ha sempre ragione perché paga, ma stia zitto se ci riesce. Non è facile, ci sta lavorando, conosce il Chelsea, ha visto lo United, l’Arsenal che senza Fabregas è passato.
Sabato mattina ad Appiano ha radunato tutti come di regola, e ha picconato, a ognuno la sua. E c’è stato anche chi ha avuto il coraggio di voltare le spalle e andarsene mentre il tecnico parlava. E non è la prima volta. Non se la sono cavata neppure gli intoccabili, con Josè non ce ne sono, ha già in mente un piano per ribaltare un’altra volta la squadra dopo gli arrivi di Lucio, Sneijder, Thiago Motta, Eto’o, Pandev e Milito di quest’anno, tutti titolari, anche se nell’immaginario l’Inter è la stessa della scorsa stagione, innesti e partenze discrete e devastanti allo stesso tempo. Nomi eccellenti se ne andranno davanti a offerte ritenute eque, svecchiare e liberarsi di chi si sente sottostimato. Chiedere a Cruz, Crespo, Vieira, Figo, oppure a Burdisso, Rivas, Adriano, Suazo e Mancini, infine a Ibrahimovic e Maxwell quando il contante rivitalizza il bilancio. Tutto assolutamente in linea con Massimo Moratti. Il presidente quando parla di mancanza di carattere usa un eufemismo: «Con chi ce l’ho? - ha confidato -. Ce l’ho con chi dovrebbe fare la differenza e non la fa più».
Londra, Stamford Bridge, il Chelsea e il bunker di Cobham training ground dove oggi Ancelotti alle 15 locali farà svolgere l’allenamento e poi terrà la conferenza stampa, sono un gran bello spartiacque per tutti. Josè ha puntato l’orologio sulle 22,30 ora italiana di martedì, supplementari permettendo, poi tirerà una riga e sono in tanti a doversi dare una regolata perché via dall’Inter, non ce n’è stato uno dei loro ex colleghi che si sia fatto rimpiangere.
Loro sono molto gonfi, almeno a parole: «Impensabile perdere proprio contro Mourinho - ha detto il suo ex pupillo Frank Lampard -. A inizio stagione mi auguravo che andasse molto avanti in Champions, ora non ho dubbi su chi passerà». Carlo Ancelotti finto cauto: «Per rimontare dobbiamo segnare, ma c’é tempo, non ci sarà bisogno di avere fretta. Non è fondamentale segnare subito. Dobbiamo pensare a giocare bene, con equilibrio, perché il gol può arrivare anche nel finale della partita». L’1-0 lo qualifica, ma sta bluffando, il Chelsea aggredirà subito e lo staff medico sta facendo il possibile per rimettere in piedi Petr Cech o Hilario.
Da questa parte c’è Balotelli che ha smaltito tutto, anche il mal di pancia ma partirà dalla panchina come Santon, Sneijder non si è allenato per un attacco influenzale, Eto’o come Julio Cesar, Maicon, Cambiasso e Stankovic, deve alzare il suo rendimento: «Lo so - dice il camerunense -, ma in prossimità di queste partite cambia tutto, il Chelsea è favorito e la pressione è tutta su di loro. Ogni minuto trascorso senza che segnino ce ne sarà ancora più.

Li attaccheremo dall’inizio e se vinceremo questa partita vinceremo la Champions League». Lo ha confidato anche a Drogba: «Gli ho detto che la partita è nelle nostre mani e dovranno giocare la loro miglior gara stagionale per batterci». Arbitra il tedesco Wolfgang Stark, quello della rissa di Valencia.

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