Soltanto la Rai tiene ancora in Giro il dittatore Basso

Anche Cunego s’inchina: «Impossibile recuperare». Ma in tv impazzano i «gufi»: «Una crisi può capitare...»

Soltanto la Rai tiene ancora in Giro il dittatore Basso

Cristiano Gatti

nostro inviato

a Sestri Levante

È un durissimo Giro di opinioni. Tema: Basso ha già vinto, oppure Basso non ha ancora vinto nulla? Dall'altro pomeriggio, quando la maglia rosa ha praticamente fatto hamburger della concorrenza, la discussione impazza furibonda. Da una parte quelli che si fermano all'evidenza: l'unico, vero, provato campione della corsa, maturato in diversi anni di durissime rincorse sulla ruota di Armstrong, sta schiacciando la classifica al modo dei campioni. Per questa corrente di pensiero, gli altri si giocano solo il secondo posto. E sempre per questa corrente di pensiero, lo spettacolo è bellissimo: mai storcere il naso, agognando l'incertezza e il livellamento tra mediocri, davanti al dominio di un padrone, si chiami Michael Schumacher, si chiami Valentino Rossi, si chiami Alberto Tomba. Per questo partito, viva la terribile monotonia dell'imbattibile.
Cambio di inquadratura, siamo sull'altro versante. Trascinati dal palco Rai, alzano la voce i cultori del livellamento, degli interminabili duelli sul filo dei secondi, al grido più concorrenti in gioco e più divertente lo spettacolo. Costoro hanno il terrore che un dispotico sovrano uccida l'interesse e l'emozione. Così spingono pesantemente sull'ipotesi più sinistra, riassunta dallo slogan «può ancora succedere di tutto».
Da una parte ci si inchina ammirati al prodigio di questo Basso così sicuro, così completo, così maturo. E anche così doverosamente prudente: «Non mi fido di nessuno: i campioni sono sempre pronti a prenderti in castagna. Ogni giorno, per me, è un tappone. Questo Giro assomiglia sempre di più al Tour: è vietata la distrazione». La cosa singolare è che tra gli ossequiosi ammiratori di questo Basso figurano illustri avversari. Cunego e il suo diesse Martinelli tra i più noti. Il Piccolo Principe: «È proibitivo recuperare a un simile Basso certi ritardi. Conviene fare di tutto per collocarsi subito dietro: così, se un giorno gli capitasse come l'anno scorso, si può riparlare di vittoria». Il tecnico, già guida di un tizio chiamato Pantani, è persino più esplicito: «Troppo forte, troppo bello questo Basso: conviene considerarlo fuori classifica». Ammirazione che fa rima con rassegnazione? Questo no. Diciamo con realismo, anche se l'assonanza è inesistente. Però aiuta a capire in quale particolare contingenza storica siamo immersi: dall'aria che tira, stiamo davvero assistendo all'esplosione di un fuoriclasse.
Come insensibili all'avvenimento, tuttavia, i militanti del partito contrapposto ne sembrano quasi infastiditi. Sognano pronte rimonte e immediate rivincite. Dicendo che tutto è ancora possibile, credono magari di fare il bene degli avversari: così, quando quei poveretti non riusciranno a stordire Basso, ne usciranno pure da incapaci. Ma agli ideologi del «Giro ancora aperto», sul palco Rai, tutto questo non interessa. Per convincere le folle che niente è deciso, arrivano ad azzardi e finzioni incredibili. Tappa di Sestri Levante, subito dopo la mattanza della crono di Pontedera: con alto sprezzo del ridicolo, il vecchio Bulba e il ragionier Cassani inscenano una telecronaca imbarazzante. Il primo scomoda addirittura Fiorenzo Magni, riportando un suo clamoroso parere: «Un momento di crisi potrebbe capitare a tutti» (ma va?, ndr). Il secondo va giù duro in prima persona, senza bisogno di citazioni altrui: «È avventato parlare di Giro finito».
Nell'attesa, eccoli ritrovare tutto il gusto dell'urlo e del superlativo misteriosamente smarrito di fronte alla sublime cavalcata di Basso, il giorno prima. Uno scatto di Di Luca e Bettini su una salitella: basta questo. I due telecronisti partono come rinfrancati da improvvise dosi di Gerovital.

Il Bulba, compiacione e ridanciano: «E siamo solo sull'Appennino ligure, signori: se questo è l'antipasto, chissà che settimana ci aspettaaaaa». In un certo senso, non ha neppure torto: se loro due sono già messi così a Sestri Levante, pensa che settimana ci aspetta.

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