Gian Micalessin
Condannato a morte da un fanatico deciso a compiere un gesto esemplare. Freddato con un colpo al cuore durante una dimostrazione seguita ad un accordo di pace. È morto così il fotografo e cameraman svedese Martin Adler colpito allimprovviso e apparentemente senza motivo mentre fotografava le manifestazioni nel centro di Mogadiscio per celebrare laccordo tra il governo provvisorio somalo e le Corti islamiche al potere nella capitale.
Un accordo che allontana forse il rischio di una nuova guerra civile dopo la repentina vittoria militare di un gruppo islamico sospettato di collusioni con Al Qaida. Laccordo tra le Corti islamiche e il governo provvisorio del presidente Abdullahi Yusuf Ahmed, isolato e semicircondato a Baidoa, è stato favorito dalla mediazione del governo sudanese. Il documento firmato a Khartoum chiede «la fine delle campagne mediatiche e militari e il ricorso al dialogo per raggiungere un reciproco riconoscimento». Nelle settimane scorse le Corti islamiche avevano sbaragliato i Signori della guerra della cosiddetta coalizione antiterrorismo appoggiata da Washington e avevano denunciato il rischio di uninvasione etiopica.
Lassassinio improvviso e immotivato del giornalista danese ricorda le uccisioni a sangue freddo dellinviata della Rai Ilaria Alpi e del cameraman Miran Hrovatin nel 1994 e quella della produttrice della Bbc Kate Peyton uccisa lo scorso anno davanti alla porta del suo albergo. Come per la Alpi e per la Peyton anche in questo caso non vi sono spiegazioni, né rivendicazioni. Solo lagghiacciante testimonianza dei suoi colleghi sorpresi da quel fantasma emerso dalla folla per mirare al petto di Martin e riscomparire nel formicaio umano. Tutto avviene in un attimo. Martin segue le dimostrazioni organizzate, come sempre, nellimmensa spianata delle tribune. Intorno ci sono quattromila militanti islamici pronti a inneggiare allaccordo firmato a Khartoum dai loro capi.
Latmosfera è la solita. Slogan anti-americani, roghi di bandiere a stelle e strisce, ululati inneggianti ad Allah e alla guerra santa. Martin Adler si muove stretto tra la folla a fianco di un altro collega occidentale e probabilmente del suo interprete locale. Sta riprendendo, non presta attenzione a quanto lo circonda. Ma non si rende conto di nulla neppure il collega che nellattimo fatale chiacchiera con Adler. Soltanto il colpo, la chiazza di sangue rossa sulla camicia e laccasciarsi a terra del fotografo fanno intuire laccaduto. La sequenza è stata filmata e inviata per posta elettronica allagenzia missionaria Misna.
Lassassino scompare inghiottitto dal brulichio di corpi. Adler è stato colpito al cuore. Forse è già morto quando i colleghi cercano di rianimarlo. Inutile il tentativo di portarlo allospedale di Mogadiscio dove, peraltro, manca qualsiasi attrezzatura in grado di garantire operazioni demergenza. I suoi colleghi sconvolti, un uomo e una donna arrivati assieme a Adler qualche giorno fa a Mogadiscio, possono solo interrogarsi sui motivi dellassassinio.
La prima ipotesi è quella di un gesto dimostrativo, luccisione di un occidentale in mezzo alla folla islamica puo esser servito a dimostrare platealmente che gli infedeli non sono ospiti graditi. La seconda ipotesi riconduce invece alla mafia delle scorte. Adler, come era già successo alla Peyton lanno scorso, potrebbe essersi rifiutato di pagare cifre esorbitanti per venir scortato o aver rifiutato un esperto del settore preferendo i servizi di un interprete a lui più congeniale.
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