RomaTutto è nato per caso nella sua Casal Palocco (il quartiere residenziale tra Roma e Ostia preso in giro da Nanni Moretti in Caro Diario): «Facevo la terza media e a scuola sono venuti quelli del casting di Mio fratello è figlio unico, mi hanno visto e mi hanno detto: Perché non vieni a fare un provino a Cinecittà?». Correva lanno 2005 e oggi Emanuele Propizio (allanagrafe il nome è preceduto però da un importante Vittorio) messo nel cassetto il sogno di fare il calciatore, ha in tasca un contratto in esclusiva per 7 anni con la Filmauro di Aurelio De Laurentiis e difatti al cinema furoreggia in Genitori e figli. Agitare bene prima delluso di Giovanni Veronesi dove fa innamorare la giovane protagonista Nina.
Ah sì, naturalmente Daniele Luchetti laveva preso al volo per il ruolo di Accio da ragazzino (in staffetta con Elio Germano) quando pendeva dalle labbra del fascista Mario/Luca Zingaretti ed era già in contrasto con il fratello maggiore Manrico (Riccardo Scamarcio) nel film tratto da Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi. Una vera rivelazione lì Emanuele Propizio e una vera rivoluzione per lui «romano al cento per cento»: «Ero molto sorpreso perché non avevo mai voluto partecipare neanche alle recite scolastiche. E siccome sono molto autocritico mi sono detto: Sarà un film di merda. Per mia fortuna è stato un grandissimo film.
Poi è arrivato Carlo Verdone e i cognomi lhanno perseguitata...
«Carlo per Grande, grosso e Verdone non mi ha voluto neanche provinare e mi ha detto: Steven sei tu. Poi mi sono accorto del cognome Vecchiarutti».
Che fa il paio con quello di Natale a Beverly Hills di Neri Parenti.
«Ah sì, Lele De La Fregna, però con la gi e la enne separate, cognome acquisito da Massimo Ghini, mio padre adottivo nel film. Abbiamo fatto pure le magliette...».
Bene, e a chi vi accusa di essere volgari che cosa dice?
«Che nel 2010 la volgarità non è certo la parolaccia. Sono due anni che faccio i cinepanettoni (prima con Natale a Rio ndr) e non sopporto chi dice che non è cinema. Ci sono fior di artisti, a partire dal regista. Secondo me la volgarità sta da altre parti».
Dove?
«Penso al Parlamento».
Ah, la politica...
«No, no. In questo sono veramente ignorante ma così voglio rimanere. Mio nonno se ne intende ma savvelena e io non voglio finire così. Preferisco pensare al pallone».
Ma ha appena compiuto 18 anni e ci sono le elezioni.
«Non mi è arrivata la scheda, mi tocca pure andarla a prendere. Voterò per un mio amico anche se non so con chi sta».
Maturità questanno?
«No, intanto faccio lesame per la patente. Girando i film ho avuto qualche problemino a scuola».
Per entrare meglio nella parte dei vari I liceali?
«Ma no, lì rubo la ragazza al mio migliore amico, io non lo farei mai».
Ha seguito corsi di recitazione?
«Ho avuto un coach per un po ma poi tra lavoro e studio non ce la facevo. Diciamo che ho imparato a prendere spunto dal metodo Stanislavskij per cui porto le mie esperienze nei personaggi. Bullo, ad esempio, lo sono stato da più piccolo, il fattore sentimentale ce lho dentro».
A proposito, con le ragazze, da personaggio con diecimila fan su Facebook, come va?
«Mah... così. Per le mie due sorelle piccole sono un mito. È che sono un bonaccione, scherzo e rido tanto, e alla fine piaccio più alla mamma che alla ragazza. Sta diventando un problema».
Un ruolo che vorrebbe interpretare?
«Jack Sparrow dei Pirati dei Caraibi».
Come mai?
«Il mio idolo è Johnny Depp».
E in Italia?
«Ho fatto cinque film con dei maestri e avrei già esaudito tutti i sogni di un attore. Mi piacerebbe però cantare, interpretare un musical anche se da noi non se ne fanno. Comunque un regista che ho dentro è Gabriele Muccino e mi vedo anche in un ruolo drammatico perché ho sofferto e pianto tanto in questi 18 anni».
Lei è ormai lattor giovane, romano per eccellenza, del cinema italiano. I ragazzi sono proprio così?
«Assolutamente sì. Prenda Genitori e figli.
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