«Sono candidata del Pdl, ma non votate per me»

RomaOnorevole Laura Ravetto, contenta della candidatura alle Europee?
«È un segno di stima nei miei confronti e non posso che andarne fiera. Lo faccio per spirito di servizio ma soprattutto perché ci credo profondamente».
Lei ha detto di non correre per sé ma per il partito. Che vuol dire?
«Che non voglio voti per me. Non farò campagna elettorale per Ravetto-singolo-giocatore ma per la squadra-Popolo-della-libertà».
Però ci sono le preferenze: rischia di prendere un mucchio di voti.
«Sì ma lavorerò per convincere a votare Pdl, non solo me. Da nord a sud».
Però lei è candidata nel nord ovest: il sud che c’entra?
«Girerò l’Italia per sostenere il nostro programma e sarò dove mi vorrà il partito. Domenica a Verona affiancherò il ministro La Russa».
Assieme ad Alberto Balboni è responsabile del settore immagine, comunicazione e propaganda del partito. Ma ora c’è da fare campagna elettorale vera. Pronta?
«Prontissima ed entusiasta di sporcarmi le scarpe».
Col tacco o scarpe da ginnastica?
«Guardi, sono una che passa dal tacco dieci - mai a spillo però - alle ballerine, passando per il piede nudo dello yoga. Comunque sono pronta».
E cosa dirà agli italiani?
«Che votando Pdl si manderanno in Europa persone capaci di rappresentare la specificità dell’economia italiana, in modo particolare la piccola e media impresa. Ma non solo».
Più in concreto?
«Faremo di tutto per aiutare il made in Italy: soprattutto chi innova e crea. Saranno elezioni di svolta».
E perché?
«Noi del Pdl abbiamo una grande occasione: diventare il gruppo più numeroso all’interno del Ppe. Vuol dire far pesare di più il ruolo già centrale dell’Italia in Europa. Faremo, in sede legislativa, quello che sta facendo Berlusconi dal punto di vista esecutivo».
Ossia?
«Detta la linea, basti vedere come è intervenuto il governo sulla crisi economica: prima e meglio degli altri. Ma penso anche ai temi ambientali e a quelli di politica estera in generale».
L’Europa è spesso vista come fonte di insopportabili lacci e lacciuoli. Non è così?
«In parte: il 70% delle nostre leggi sono recepite dall’Europa ma concordo che occorre una maggiore semplificazione. L’Europa deve sburocratizzarsi. Si potrebbe dire: “Tanti Brunetta a Strasburgo”».
Altro tema caldo: immigrazione.
«L’Italia è molo di approdo della clandestinità. Lavoreremo per ottenere maggiori aiuti alle forze dell’ordine affinché il nostro Paese sia sempre meno il ventre molle del Vecchio continente».
Quante lingue conosce?
«Parlo correntemente l’inglese avendo lavorato anni per società statunitensi ma me la cavo anche con il francese. Scritto e orale».
Velinismo: ciarpame o montatura?
«Tranello mediatico. Sfido chiunque a spulciare le liste dei candidati e trovare qualcuno o qualcuna impreparato e incompetente».
Era presente al seminario a Palazzo Grazioli sull’Europa?
«Ho pure fatto un breve intervento.

C’era Brunetta ma anche il vicepresidente del Parlamento europeo Mario Mauro che ha spiegato benissimo gli euroregolamenti».
In molti a sinistra hanno storto il naso per quello stage.
«Mi fa sorridere e riflettere che l’unica cosa che abbiamo mutuato dai vecchi partiti di massa ora venga criticata».

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