nostro inviatoa Ceppaloni
Una passeggiata per Ceppaloni, un caffè da una vicina, e un’intervista fiume concessa in casa di amici ai giornalisti che lo seguono da due giorni. Clemente Mastella è uno che ti sorprende sempre, e così mentre sta raccontando che lui di politica non si occupa, che in questi giorni pensa solo alla famiglia, sui telefonini dei cronisti arriva un messaggino Ansa che annuncia l’ultimatum lanciato del capogruppo dell’Udeur Mauro Fabris a Roma.
Onorevole Mastella, scusi, ma Fabris dice che se non c’è il voto del governo sulla sua relazione sarà crisi.
(Mastella ha l’aria di chi cade dalle nuvole). «Ma davvero? Siete sicuri?».
Sicurissimi…
(sospira) «Boh, non lo so… Sapete che io di queste cose ora non mi interesso».
Non vorrà farci credere che Fabris ha fatto di testa sua?
«È un dirigente dell’Udeur, di altissimo livello, quindi...».
Allora vuol farci credere che non le ha nemmeno telefonato?
«Non voglio farvi credere nulla, è una cosa che si chiarirà… Forse ultimatum non è la parola giusta».
Stando ai termini dell’inchiesta, si potrebbe dire che è una «concussione» di Fabris contro Prodi?
(solo quel termine gli fa passare ogni velleità ironica). «Senta, in linea di principio il ragionamento di Fabris è corretto, vedremo».
Torniamo all’inchiesta. Lei in linea di principio si è già difeso. Ma la telefonata in cui un suo uomo dice che perché mai si è scelto un ginecologo di Forza Italia come la giudica?
«Allora: in primo luogo, non sono io che parlo. Sa quante volte si dice: “Clemente pensa”, “Clemente sostiene che”? Da queste parti è come dire buongiorno e buonasera... ».
Non mi dica che quella cosa lei non la pensava...
«Sì, la pensavo! Ma non nei termini che dicono i magistrati. Non è che io ho problemi per un ginecologo che non è del mio partito... Trovavo incredibile che si dovesse pescarlo a Caserta, e proprio uno che è uscito dall’Udeur... E che non ce n’era un altro in tutta la provincia?».
Negli atti processuali è entrata anche l’espressione «Gli faccio un mazzo quadrato». Questo è mastellese puro, non neghi...
«E chi lo nega? Da noi è un modo di dire. Ma come Sandra quando dice “per noi è morto”. Mica credete che prendevamo un killer? Frasi dialettali: più che il codice, offendono la lingua!».
Ma il sistema di potere mastelliano esiste o no?
«Le racconto una cosa di mia madre. Fu ricoverata all’ospedale. Non disse nemmeno il suo cognome, e fu messa in un padiglione con altri cinque».
E quando lei andò in ospedale…
«Ci furono dei medici che mi dissero: la trasferiamo subito in camera singola!».
E lei?
«Si oppose, e io ero d’accordo. Scherzando le dissi: “Mi hai fatto guadagnare i voti degli altri quattro”».
Aneddoto bellissimo, ma parliamo di poltrone...
«Oh, Gesù! Ma se prendete le nomine più importanti di questa provincia il conto è presto fatto: all’Asl c’è uno dell’Udeur, il direttore dell’ospedale era uno di Rifondazione ora è diventato uno del Pd, alle case popolari c’è uno della Margherita, ai trasporti pure, alla municipalizzata c’è un altro dei nostri».
Che è cugino di sua moglie...
«Sì, ma di secondo grado! Se è per questo è molto più parente dell’onorevole Erminia Mazzoni, dell’Udc».
Insomma, niente corruzione, qui?
«Qui malavita organizzata non ce n’è. Se arriva, viene da fuori. E nessuno, dico nessuno, mai, potrà mai trovare prova di una tangente a me, perché per me la corruzione non esiste».
Perché lei è ricco...
«Al contrario. Per comprare la famosa casa di Roma di cui avete scritto, non mi ritrovo più nemmeno una lira in banca, ho preso il mutuo e persino l’anticipo della pensione».
Ci vuole convincere che è vittima di un complotto?
«Guardi, i miei guai sono iniziati quando sono diventato ministro, lì mi sono spaventato, aveva ragione Cossiga».
E perché mai?
«Semplice, sono diventato determinante. La Campania è per l’Italia come la California per Obama. E chi vince la Campania vince nel paese. E io fra quelli determinanti sono il leader più debole».
Adesso non sia vittimista.
«Vittimista? Potevano mandare a Sandra l’avviso di garanzia.
Per questo l’hanno arrestata?
«Certo! Per ammazzarmi. Per am-maz-zar-mi! Ma la gente l’ha capito che è troppo, è ingiusto, e sta con noi».
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