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Sono milanesi le fumatrici più accanite d’Italia

Consumano 13 sigarette al giorno. Uniche rivali le signore di Tradate

Marisa De Moliner

I milanesi fumano come turchi. E a detenere il record sono le «ottomane» della nostra città. È qui, infatti, che le donne fumano di più della media nazionale.
A lanciare l’allarme sono i medici di famiglia che scendono in campo per curare questa che ormai viene considerata una malattia a tutti gli effetti e non più un vizio. Proveranno a farlo nell’ambito del «Progetto Cessazione del Fumo», promosso dalla Sif (la Società Italiana di Farmacologia) e dalla Simg (la Società Italiana di Medicina Generale) in collaborazione con Pfizer, presentato in un convegno. Quello che si sono proposti i medici di base in città si rivelerà un compito arduo perché i milanesi sono degli irriducibili, e a testimoniarlo sono i numeri che gli fanno guadagnare il non edificante primato. Fuma ben il 31% degli uomini dai 15 anni in su, un po’ meno della media nazionale che è del 30%. Ed è più consistente la differenza tra le milanesi e le altre italiane. Le nostre concittadine tabagiste ammontano al 24% mentre le altre connazionali si fermano al 21 per cento. E se sono tante le fumatrici, sono tante anche le sigarette che mandano in fumo: in media 13 al giorno. Battute in Lombardia soltanto a Tradate, provincia di Varese, dove sale a 16 il numero delle sigarette accese mediamente ogni giorno dalle signore. Quattro sigarette in più fumate però da una percentuale più bassa: il 22%. I milanesi, con gli abitanti di Tradate, i soli lombardi fotografati dai medici di famiglia che partecipano a «Progetto Cessazione del Fumo».
Hanno contato anche le sigarette fumate degli abitanti di Bellano, provincia di Como, di Como stessa, di Desio, provincia di Milano, di Mozzo in quella di Bergamo e di Sondrio. I maschi milanesi sono stati battuti, solo per percentuale di fumatori e non per numero di bionde, da quelli di Mozzo (36%) che ne consumano diciassette al giorno e da quelli di Tradate (35%) che si fermano a 15. I più «virtuosi» sono i valtellinesi: a Sondrio i fumatori, che mandano in fumo mediamente 15 sigarette ogni ventiquattr’ore sono solo il 23%, meno addirittura delle donne. Le tabagiste raggiungono il 24% con la sola differenza che arrivano a quota undici sigarette giornaliere. Ma c’è chi sfugge al calcolo delle sigarette, è il 9%, milanesi e lombardi indifferentemente, che superano il pacchetto quotidiano. Certo che dissuadere questi accaniti fumatori è un’impresa titanica anche perché non demordono nemmeno quando scoprono che il fumo è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la prima causa di morte evitabile.
«Smettere di fumare è abbastanza difficile ma non impossibile», assicura Germano Bettoncelli, direttore scientifico della Società Italiana di Medicina Generale.

«Il fumo è una malattia cronica e può richiedere anche più di un intervento per essere curata ma, a differenza di altre malattie croniche, si può arrivare a una guarigione». C’è una buona notizia anche per chi non se la sente di dare un taglio definitivo. «Anche l’astinenza periodica dal fumo - conclude Bettoncelli- è vantaggiosa, può ridurre la mortalità e le malattie correlate».

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