«Sono pentito, ora pagherò la mia colpa»

«Dentro sono morto anche io». È la frase di chiusura del telegramma che Stefano Lucidi, il trentacinquenne che la sera del 22 maggio travolse con la sua Mercedes Alessio Giuliani e Flaminia Giordani all’incrocio tra viale Regina Margherita e la Nomentana, ha inviato al suo avvocato Basilio Fiore affinché il contenuto arrivi ai genitori dei due ragazzi. «Nel giorno dei funerali dei vostri figli - si legge - sento il bisogno che vi giunga il mio pensiero e lo faccio nel solo modo che mi è consentito in questa mia nuova e spaventosa condizione di privazione della libertà: una lettera che consegno al mio difensore perché faccia sì che in qualche modo, il più discreto possibile, possa raggiungervi. È l’occasione per leggere dentro la mia anima e nello stesso tempo per aiutarmi a convivere con questo grandissimo dolore di aver tolto la vita a due esseri umani e al rimorso per quanto di sbagliato ho commesso quella sera. Io pagherò la mia colpa e lo farò con la consapevolezza di quanto sia giusto e doveroso nei confronti della società e, in particolare, delle vostre famiglie».


«Impropria, intempestiva e irriguardosa», così l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi, che assiste i parenti delle vittime, definisce la diffusione del telegramma, il cui testo gli era stato trasmesso via fax tre giorni fa dal difensore dell’indagato, rimettendo alla sua valutazione e sensibilità la decisione del momento in cui lo avrebbe dovuto consegnare ai familiari. «Mi rammarica sapere che il testo di quel telegramma è stato diffuso dalle agenzie di stampa».

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