Controcultura

La ballata dell'artista vagabondo che disegnava la letteratura

Si chiamava Ugo Prat, senza H e con una sola T. Diventato famoso con il nome di Hugo Pratt, è vissuto per 24.518 giorni nel modo più intenso in cui sia possibile vivere.

La ballata dell'artista vagabondo che disegnava la letteratura

«Si chiamava Ugo Prat, senza H e con una sola T. Diventato famoso con il nome di Hugo Pratt, è vissuto per 24.518 giorni nel modo più intenso in cui sia possibile vivere. Disegnatore di fumetti, ha pubblicato più di 15.000 tavole, il che significa circa 80.000 disegni, ai quali si aggiungono più di 500 acquerelli. E poi, certo, ha creato Corto Maltese». Così il saggista, giornalista ed ex disegnatore Thierry Thomas all'inizio del suo La vita è un segno - Storia di Hugo Pratt e delle sue avventure (Rizzoli Lizard, pagg. 192, euro 17), introduce il grande narratore veneziano. Il libro racconta la passione per l'avventura di Pratt, che sosteneva: «Sono un autore di letteratura disegnata. Disegno la mia scrittura e scrivo i miei disegni».

Thomas riesce nel suo libro, vincitore del prestigioso Premio Goncourt 2020 per la biografia, a mescolare ai toni dell'appassionato quelli dello studioso preciso e acuto. Spiega nel dettaglio leggende e fatti realmente accaduti che hanno trasformato l'autore veneziano in un vero e proprio personaggio: «Hugo Pratt aveva messo il disegno al centro della propria vita e la propria vita al centro di uno spettacolo itinerante di cui era la vedette principale, geniale Arlecchino servitore di se stesso». La scelta di sognare e reimmaginare dall'alto alcuni momenti permette al saggista francese di riepilogare in 188 pagine una vera epopea perché «il caso o la necessità» hanno portato Pratt in Etiopia, Argentina, Brasile, Caraibi, Finlandia, Tanzania, Marocco, in America settentrionale e centrale, nelle isole del Pacifico... «Ma non viaggiava alla maniera degli scrittori di viaggio, o dei grandi reporter alla Jack London, che traggono linfa per i propri scritti dai luoghi, dalle persone che incontrano e dagli avvenimenti storici nei quali si trovano invischiati, quanto piuttosto alla maniera di Samuel Beckett».

Si rimane colpiti dai momenti di intimità in cui ci viene raccontato Pratt che spesso e volentieri suonava la chitarra per gli amici: «quando cantava, Hugo si assentava, sprofondava in se stesso. La ballata spandeva ovunque malinconia, facendo calare sui convitati, sfiniti ma contenti, la nostalgia. Si diffondeva, simile a quelle scie di vapore o di fumo, che riempiono gli spazi delle sue vignette. Pratt non ha mai avuto problemi a riempire gli spazi nella sua vita così, come non ha mai avuto difficoltà a disegnare con la china su un foglio bianco». Era un artista che da adulto amava stare in pubblico mentre da ragazzo aveva cercato la propria intimità quando «a Venezia, da bambino, la sua principale preoccupazione era di arrampicarsi sopra i tetti per star lontano dagli adulti. I suoi pensieri si posavano sulle nuvole che sovrastavano la laguna verso l'isola di San Michele, poi ritornavano verso Arboria, la città sugli alberi di Flash Gordon. Alla sera, nascondeva i suoi fumetti sotto le tegole».

Spartiacque nella vita di Hugo Pratt è stato sicuramente il personaggio di Corto Maltese, apparso prima come comprimario fra le pagine de Una ballata del mare salato nel 1967 per diventare protagonista di ben 32 storie dove si sarebbe preso tutta la scena. «Se c'è un prima e un dopo Corto nella Storia del Fumetto - spiega Thierry Thomas - è soprattutto perché il suo autore, da quando divenne responsabile delle proprie sceneggiature, è diventato anche il signore assoluto dei propri ritmi. Grazie ai tempi che fanno funzionare quelle avventure, il fumetto si apre all'interiorità e noi, suoi lettori, ci apriamo a questa esperienza del tempo». E il marinaio solitario è diventato un identificativo così speciale per Hugo Pratt da prendersi persino un posto nel titolo della riedizione della autobiografia del fumettista veneziano reintitolata da Rizzoli Aspettando Corto (pagg. 192, euro 17). In origine si chiamava Le pulci penetranti e venne pubblicata da Alfieri nel 1971. Le copie della prima tiratura con la copertina nera l'autore le fece ritirare e oggi arrivano a costare anche 150 euro nel mercato dell'usato.

Ma torniamo ai tremendi parassiti che rimandano all'infanzia di Hugo Pratt in Africa, quando aveva imparato ad eliminare quei dannati insetti che si annidavano fra le dita dei suoi piedi, usando la spina di un albero come gli aveva consigliato il servo abissino Brahane. Lo stesso periodo fra il 1940 e il 1941 viene narrato nel fumetto Gli Scorpioni del deserto (una celebre saga le cui prime tre storie tornano oggi in un'edizione di grande formato, sempre per Rizzoli Lizard) dove ci viene descritta l'Etiopia durante l'avanzata dei soldati inglesi appartenenti al Long Ranger Desert Group. «Il capitano Koïnsky è l'eroe di questa serie - spiega Pratt -.

Ma c'è anche tutto lo spirito di questi racconti, quello fatto di individui che si incontrano e fanno un pezzo di strada insieme, con, sullo sfondo, il più grande criminale della Storia: la guerra».

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