Pagode cinesi e fontane con coccodrilli di marmo bianco. Stucchi liberty e capitelli corinzi, cavalli in bronzo che riproducono quelli del teatro di San Pietroburgo, pennacchi e guglie. Benvenuti a Soroca, la collina dei rom, dove tutto è un’accozzaglia di stili, dove il kitsch significa ricchezza. In mezzo a pianure di capanne che stanno in piedi per miracolo, di edifici austeri, sbeccati e maltenuti, fa effetto vedere ville a tre piani e uno sfarzo tale.
I rom sono tra i pochi a spassasserla in Moldavia. Un benessere sfacciato il loro: girano in Bmw in mezzo ai poveretti che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena, sfoderano gioielli d’oro grossi come patacche. Una ricchezza tale è nata dai traffici, legali e illegali, e dagli scambi con la Russia e l’Ucraina. Negli anni Settanta il regime comunista impediva tutto, ma i rom vendevano in nero i jeans a 150 ruble, quando un operaio moldavo ci impiegava un mese per metterne assieme 80 di ruble.
Molti rom hanno acquistato i terreni intorno alla collina d’oro e i contadini più poveri ogni giorno si spezzano la schiena per loro: come in un feudo. Sono trecento anni che gli zingari sono i più ricchi dell’Est Europa e, a sentirli parlare, sembra siano gli unici ad avere un po’ di spirito imprenditoriale.
“I moldavi – spiega il dirigente rom di una ditta di tessuti – non hanno spirito iniziativa. Non c’è molto orgoglio nazionale qui.
Molti hanno il passaporto romeno e sognano di essere annessi alla Romania, altrimenti non entreranno mai in Europa. Del resto, la Moldavia non può esistere da sola”. I rom fanno da sé. Rispettano le leggi degli altri, ma hanno innanzitutto le loro.(foto di Marco Serazio)
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